Ironman Mar Del Plata Argentina, Ivan Risti neopapà in trasferta

Ironman Mar Del Plata Argentina, Ivan Risti neopapà in trasferta

14 Dicembre, 2017

“Una piccola avventura in un momento della mia vita speciale”, Ivan Risti racconta il suo Ironman Mar Del Plata in Argentina

Una piccola avventura in un momento della sua vita speciale: una prima edizione di Ironman Mar Del Plata onorata con un quinto posto in 8h32’52” – (48:51 – 4:38:26 – 3:01:28), che avrebbe potuto essere Argento se non si fosse trattato di una trasferta particolare, a un mese dalla nascita della figlia, e di una gara resa molto dura dalle condizioni meteo. La decisione di partecipare è stata ovviamente condivisa con la moglie, Elena Casiraghi: il 3 novembre è nata la piccola Bianca e preparare un Ironman non sarebbe stato facile, nemmeno per un atleta di lungo corso come Ivan Risti. “Ma dopo Cervia avevo ancora energie e voglia di allenarmi. Inoltre, l’amico Santiago Beltran mi avrebbe ospitato a casa sua se mai mi fossi deciso. Troppi input per rinunciare. A inizio ottobre, con due mesi davanti, decisi così di iscrivermi e valutare poi con il tempo se fossi nelle condizioni per gareggiare”. Il viaggio verso Buenos Aires è stato in compagnia del capitano Daniel Fontana, diretto a casa dalla famiglia: “Mi lascia nella mani di Santiago, dopo avermi dato un ultimo consiglio pre gara. Santiago è stato in Italia due anni, fa parte di quel gruppo di ragazzi che colorano la piscina di Settimo Milanese durante la stagione calda. Si allenano e gareggiano in Italia quando da loro fa freddo”. Poi via verso Mar del Plata: “Al gruppo si è aggregato Flavio Morandini, altra conoscenza delle gare italiane. Loro ad allenarsi, io a gareggiare. Arrivati a destinazione monto la bici mentre i ragazzi fanno la spesa (con le mie raccomandazioni su cosa comprare) e usciamo per una prima sgambata. Di soli 3 chilometri. Bollettino del primo giorno: vento infame, buca infame, tubolare Michelin della lenticolare da cambiare, bici non testata. Via, quindi, al ritiro del kit gara e alla consegna della bici e delle sacche, poi una lunga attesa fatta di tensione crescente che si stempera in buona compagnia. Per cena il classico riso e pollo pre gara, ma cotto su un’ottima brace preparata nel caminetto per l’asado”. Quale il materiale di gara per Ivan Risti? Muta (garantita, vista la temperatura di 17° in acqua); il meteo parla di nuvole (in realtà, poi, pioverà) per cui Ivan aveva previsto anche occhialini con lenti più chiare, ma quando la luce è buona preferisce usare quelli con lenti specchiate perché hanno una qualità visiva maggiore e permettono di controllare meglio la direzione. Bici appena revisionata con cambio cuscinetti e catena, ruota anteriore da 70 e lenticolare con cassetta 11-25. “Sapevo del vento, ma so anche che la 70 anteriore su un percorso pianeggiante come quello argentino non avrebbe creato problemi come invece successe a Pescara nei tratti tecnici e vallonati. Stesso discorso per la lenticolare, anzi, con vento a favore sarebbe stata esaltante. Tre le borracce: una aerodinamica sul telaio dove metto il contenuto di 6-7 gel liquidi Enervit cheer pack, che sorseggio regolarmente”. Altre due borracce rispettivamente davanti sulle prolunghe (con portaborraccia orizzontale) e dietro, fissata grazie al kit integrato della sella; qui un portaborraccia con regolazione della chiusura (tipo sistema boa) che riduce la possibilità di salto della bottiglia. “In entrambe acqua, sali minerali (diluisco delle Salt caps) e in una delle due anche una busta di R1. Queste sono le due borracce che durante la gara poi sostituisco alle aid station una volta terminato il contenuto. Il casco è personalizzato; più volte ho avuto problemi con la visiera, così evito di usarla, indossando normali occhiali”. Per la corsa scarpe con chiusura Boa, con un leggero supporto antipronazione, molto semplici nella suola e comode nella chiusura. Nella sacca “run” le calze – di solito Risti usa sempre lo stesso modello – otto gel one hand (12,5 ml ciascuno) da tenere in tasca, tre salt caps in un sacchettino, cappellino, occhiali e la bottiglietta di R2, in questo caso preparata la mattina della gara visto che non faceva caldo. Sveglia alle 4, nonostante i ritmi argentini non siano di quelli mattinieri, con il via alle 6.20. Colazione con pane tostato e marmellata più un po’ ricotta (non troppa, per questioni di digestione), una dose di Carboflow sciolta nell’acqua; niente caffè. Partenza da casa alle 4.45. Ingresso in Zona cambio alle 5. Sistemazione bici con scarpe agganciate e legate con elastici, pressione tubolari a 8, quattro barrette Power sport nel porta cibo, borracce fissate. Controllo della posizione e poi via verso le borse. Verifica del casco e degli occhiali nella sacca blu e poi l’aggiunta delle ultime cose a quella rossa, tra cui una bottiglietta con R2 appena preparata. “Ho tempo per sistemare al meglio la muta. Fa freddo e quindi evito di entrare in acqua a fare riscaldamento, visto che comunque devo uscire 10’ prima della partenza e rimanere in attesa in griglia. Resto sulla spiaggia e controllo il percorso e le posizioni delle boe, cercando dei riferimenti esterni e studiando le traiettorie da seguire”. Il mare è più tranquillo dei giorni precedenti e il nuoto fila liscio: “Rimango sempre nel gruppo di testa e all’uscita dopo 1900 metri sono in seconda o terza posizione. Continuiamo, ma nel secondo giro bisogna superare molti age group e non è facile controllare gli avversari. All’ultima boa arrivo con qualche metro di distacco dai primi, punto dritto all’arco di uscita, ignorando gli altri. C’è corrente a favore e l’assecondo. Esco primo e cerco di fare un cambio veloce, per poi sfruttare il vantaggio nella prima fase della bici. Si parte fortissimo. Il vento a favore aiuta tutti, ma forse stanno un po’ esagerando? Mi sembra di non essere proprio fermo, eppure mi passano Amorelli e Chrabot, seguono Carvalho e Colucci. Mi lascio sfilare. Sono passati 10 chilometri e già questi se ne vanno. Arriva Bas Diederen e Luis Ohde, anche loro provano ad allungare, ma cerco di forzare un po’ e li tengo a vista. Dopo qualche chilometro il ritmo si ridimensiona. Rimango con Diederen, Ohde e Blanchart. Recuperiamo Carvalho che si stacca. Davanti guadagnano, ma non troppo. Al secondo giro il vento è molto più forte. Blanchart e Diederen sono sempre dietro, un po’ al gancio. Al giro di boa noto che Amorelli ha staccato Chrabot e Colucci. Io proseguo con il mio ritmo. Siamo a circa 50 chilometri dalla fine. Ohde mi passa e mi aiuta a fare il ritmo, dopo due minuti si sfila e vedo che si tocca la schiena: gara finita. Mi volto e vedo Blanchart e Diederen un po’ lontani, proseguo a testa bassa e un tratto con vento per fare velocità. Gli ultimi 35 sono tutti vento in faccia, lungo mare: devastante, ma riesco comunque a spingere. Mi dico che se gli altri si sono staccati da me forse stanno soffrendo di più. Parto a piedi: sto bene, riesco ad alimentarmi, sorseggio l’R2 e cerco di non esagerare con il ritmo. Tre giri da 14 chilometri l’uno: cinque lungo mare con vento a favore, sette di ritorno contro (si va oltre la transition) e due per chiudere il giro e passare dall’arrivo. Riprendo Colucci che si aggancia e sfrutta la mia scia per ripararsi dal vento. Sono terzo e al secondo giro mi dicono che Amorelli è in difficoltà, lo incrocio e vedo che sta faticando. Sto bene e sono fiducioso, continuo ad alimentarmi: gel, salt caps, acqua, coca-cola. Manca un giro. Improvvisamente sento arrivare una fitta al polpaccio destro, proseguo e cerco di gestirla. Non ho mai crampi, se soffro muscolarmente di solito è alla sinistra. A volte questi segnali rientrano. Questa volta no, sono costretto a fermarmi e tirare la gamba. Proseguo, ma devo fermarmi più volte. Mi passa l’ungherese Major, mancano 10 chilometri, è ancora lunga. Riesco a gestire ma so che Blanchart non è lontano. Sono ancora quarto. A un paio dalla fine c’è l’ultimo giro di boa. Mi sono fermato ancora, ma devo tenere duro. Incrocio lo spagnolo e vedo che è molto vicino, poi un altro crampo. Riparto e sento arrivare qualcuno veloce. Finisco al quinto posto e, ormai sicuro di non essere raggiunto da Pedro Gomes, saluto il caloroso pubblico argentino che ha seguito con enorme interesse questi matti dell’Ironman. Riassunto: quinto in 8h32’52” – (48:51 – 4:38:26 – 3:01:28)”. Qui tutti i RISULTATI.

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