I tempi per le qualifiche olimpiche sono ormai finiti e le notizie non sono buone. Tra contro-performance e infortuni, l’Italia del triathlon perde i pezzi e dai possibili sei qualificati a fine 2015 passa a quattro, ma dopo aver rischiato un’ulteriore eliminazione. Solo Alessandro Fabian è all’altezza del ristretto gruppo dei top ten, mentre Davide Uccellari vive di rendita avendo perso per strada il suo talento (lo ritroverà?); Facchinetti e Secchiero hanno patito in Coppa del Mondo, essendo gare forse troppo frenetiche per loro. Tra le donne, “Annamarialarossa”, che di cognome fa Mazzetti, farà la sua seconda Olimpiade e sarà forse una sorpresa perché, anche se qualche volta bistrattata, è sempre la migliore pronta a combattere le sue battaglie con buoni risultati. Fuori Alice Betto, ritiratasi due volte su tre nelle gare che valevano punti, Chalotte Bonin con il 28° posto di Cape Tawn e il 15° di Hutalco ha salvato, in un crescendo di forma, la sua stagione e le Olimpiadi. Sono cinque, salvo errori e omissioni, le nazioni che porteranno sei atleti a Rio (tre uomini e tre donne) mentre Germania, Nuova Zelanda e Francia sono a sorpresa fuori da questa Elite.
A Cagliari si è corsa per la prima volta una gara valida per la Coppa del Mondo con un’organizzazione da 7+, mentre il percorso qualche problema lo ha avuto e non solo a causa della pioggia del giorno prima, ma il meglio è arrivato dalla Rai che ha dato ancora una volta uno splendido esempio delle sue negligenze.
Qualificazioni a parte (?), nel settore tecnico della Federazione qualche cosa non funziona e sarebbe ora di metterci mano. Da sempre manca una programmazione allargata e differenziata nella formazione dei tecnici, di metodologia condivisa. Fortuna vuole che il triathlon nostrano comunque cresca perché gli Age Group “pastori” della triplice continuano a far proseliti.