Il doping prolifica intorno agli sport più ricchi, mai sentito casi nel tamburello o tra chi gioca a palla prigioniera, e pericolosamente si annida anche dove è più alta la competitività e la sfida tra gli amatori.
La ricerca della massima prestazione, il piacere della vittoria, il sentirsi al centro di molte attenzioni e il profumo dei soldi e del successo giocano a volte brutti scherzi agli atleti di alto livello, portandoli, se scoperti, dalle stelle alle stalle perché a volte succede che nella battaglia tra guardie (la Wada o le organizzazioni antidoping nazionali) e ladri qualche nome eccellente ci lasci le penne, come quello di Michelle Smith e Oussama Mellouli nel nuoto, Lance Armstrong e Jan Ullrich nel ciclismo, Ben Johnson e Marion Jones nell’atletica, tanto per fare qualche nome.
Ma il peggio avviene se una nazione cerca di proporre la propria immagine vincente attraverso lo sport. Diventa doping di Stato ed è successo in Germania dell’Est, quando nell’arco di più di quindici anni (1961-1988) i suoi atleti vinsero 160 titoli olimpici e una quantità incredibile di medaglie tra campionati mondiali ed Europei lasciandosi alle spalle solo macerie.
Adesso la storia sembra ripetersi con la Russia, che potrebbe essere esclusa dalle Olimpiadi insieme a Francia, Brasile, Kenya, Ucraina e Spagna perché non rispettano le regole della Wada. Hanno tempo fino a marzo per mettersi in regola e per non ricevere sanzioni che limiterebbe la loro partecipazione olimpica ma intanto, per complicare le cose, ecco arrivare, notizia di pochi giorni fa, una accreditata inchiesta del Sunday Times secondo la quale un chiacchierato medico di Londra avrebbe “trattato” ciclisti e altri atleti con ormoni della crescita e steroidi. Non rimane che aspettare, ma il rischio di avere delle Olimpiadi dimezzate esiste.
Nel frattempo, in Italia dibattiamo sull’affare Alex Schwazer (marciatore condannato per doping) e Sandro Donati (ex allenatore e consulente Wada) che lascia qualche dubbio.
Nel triathlon vola qualche sospetto ma nulla di più… con buona pace per tutti. Le uniche squalifiche importanti risalgono al 2006 per la svizzera Brigitte McMahon, vincitrice al femminile del primo triathlon olimpico (Sydney 2000), e per il kazako Dmitriy Gaag nel 2008, già campione del mondo nel 1999…