Il ciclista può essere un velocista, un passita, uno scalatore, ma come si possono inquadrare i nuotatori? Ci sono i mezzofondisti e i velocisti e quelli delle acque libere, ognuno coi loro stili ma, quando li vediamo a bordo vasca, sembrano tutti uguali. Ecco una lista di fenotipi acquatici. E tu, che nuotatore sei?
La depilazione del nuotatore
Il nuotatore è l’atleta depilato per antonomasia, ci sono però alcune sottigliezze che lo differenziano dal multisportivo. Il triatleta ha sempre le gambe depilate, il nuotatore, più attento all’estetica che alle prestazioni, tende a eliminare i peli di troppo dalla parte superiore del corpo (petto, schiena, raramente braccia) mentre gli arti inferiori sono depilati soltanto alla vigilia della gara dell’anno.
Sempre stanco, ma per finta
Il triatleta “ne ha sempre una”. Di solito dice che non si allena mai (ma se lo incrociamo al giovedì sera ha già svolto almeno 5 sedute nella settimana in corso!), è costantemente infortunato (ma guai a prendersi una settimana di riposo), è a corto di energie ed è costretto a non forzare perché ha già dato tutto nel lavoro di corsa oppure deve conservare le forze per il lungo in bici. Il nuotatore ha anche un’altra terminologia: l’allenamento è una ripetuta continua (anche nella tecnica), non sa che cosa sono i lunghi, non sa quante vasche fa (ma conta metri e bracciate) e soprattutto non contempla allenamenti senza qualche esercizio che faccia andare il cuore su di giri.
Lo schiavo della tecnologia
Nuotatori puri, ex agonisti, multisportivi evoluti e triatleti alle prime armi: alcuni non hanno nemmeno creato un foglio Excel per il riepilogo mensile ma si affidano ancora all’agenda che la banca regala a Natale, altri, con la passione sfrenata per la tecnologia, al polso hanno l’ultimo modello. Pianifica l’allenamento su computer o smartphone, lo trasmette al dispositivo da polso e poi si tuffa, seguendo il suo potentissimo sportwatch come un cieco si affida al cane guida. Appena finisce, scarica tutti i dati via wifi o bluetooth e li analizza mentre addenta il panino o subito dopo la doccia sulla panchina degli spogliatoi, valutando se postarli subito sui social media o tenerli per sé.
L’aspirante fenomeno
Non ha il contatto con la realtà: vive nel suo mondo. Insiste su tempi, andature, miglioramenti, piazzamenti in gara, pulsazioni, frequenza di bracciata, senza capire che il suo livello acquatico è veramente scarso. Tecnicamente vale poco, ma ha entusiasmo da vendere.
… e chi fenomeno lo è stato davvero
Il classico ex atleta professionista/agonista di alto livello che non ha più voglia di gareggiare, ma adora ancora il suo sport. Non è depilato, spesso non è riconoscibile perché indossa abbigliamento tecnico neutro e soprattutto ha preso qualche chilo rispetto ai suoi periodi migliori. Spesso, il triatleta o il nuotatore master medio pensa di poterlo sfidare, lui non vuole accettare la provocazione, ma bastano alcune bracciate nel riscaldamento per capire che “non ce n’è”. Ampiezza, scivolamento, frequenza, appoggi e tecnica di nuotata non sono paragonabili: lui va sciolto, tiene le gambe ferme e viaggia come quando gli altri hanno già infranto il muro della soglia anaerobica. Girategli alla larga, se non volete affossare la vostra autostima.
e quelli che: “ma perché fai il fenomeno?”
«Pensi di morire di sete che ti porti sempre dietro la borraccia?». Poi quando dopo 10×100 aerobici si prova a cambiare passo, il “cammello” che ha scorte idriche dal giorno prima si ferma per i crampi mentre chi beve regolarmente dal biberon dello sportivo non fa una piega.
Il nuotatore smemorato
Ha un foglietto per tutto: le scadenze delle iscrizioni alle gare, gli orari della piscina, ma soprattutto l’allenamento del giorno. La cosa peggiore che possa succedergli? Che quel benedetto pizzino sparisca: andrebbe in panico, non saprebbe che cosa fare, sarebbe in crisi per tutto l’allenamento senza riuscire a “inventarsi” qualcosa.
Il nuotatore che non si pone limiti, anche se ne ha
Ha due schemi classici: o si tuffa repentinamente nella corsia centrale riservata all’andatura veloce, oppure si mette a lato e studia attentamente chi nuota a ritmo sostenuto. La sua peculiarità si esprime nella prima vasca, ovviamente affrontata senza nemmeno compiere mezza circonduzione a secco e senza aver visto nemmeno l’ombra di un qualunque esercizio di riscaldamento prima di tuffarsi. Osservate bene, sembra stia facendo una prova-tempo dei 50 stile libero: non respira mai, gambe al massimo, frequenza di bracciata elevatissima, schizzi a non finire. E poi arriva il bordo, il suo traguardo, la fine. Dell’allenamento e dei sogni di gloria. Perché ha già bruciato tutte le energie e le restanti 9 vasche del suo programma saranno un inferno.
Il frequent traveller
Sempre con la valigia pronta, non per prendere il volo, ma per andare in piscina. Zaino con l’allestimento di base (asciugamano, ciabatte, cuffia, occhialini) e sacca con tutta l’attrezzatura necessaria per la stagione di allenamento: tavoletta personale, pull buoy, palette di due misure, guanti, fulcro per avambraccio, cintura da allenamento e regolatore di rollio, paracadute acquatico, elastico per le caviglie, elastico da 25 m, boccaglio frontale. Sempre tutto adagiato a bordo piscina, per avere il necessario a portata di mano, non si sa mai.