Quando la forma atletica migliora, due condizioni possono mettere a rischio la salute del triatleta: una voglia di eccedere nelle quantità dell’allenamento e una naturale tendenza a godere dello stato di grazia prestativo. Questi fattori possono contribuire a un sovraccarico funzionale spesso foriero di guai muscolo- tendinei. Nel bagaglio di un atleta evoluto devono esserci anche caratteristiche di sensibilità soggettiva che lo portano a decidere quando continuare l’allenamento o quando prendersi due giorni di riposo.
Riprendere al più presto?
Il discorso si fa più delicato e difficile quando l’infortunio non permette il regolare svolgimento degli allenamenti. Allora ci sembra lecito pensare che il medico ci debba rimettere a posto al più presto e che la sua competenza possa essere misurata dal tempo che impiegheremo a riprendere gli allenamenti. La tentazione più forte è sempre quella di fare qualcosa subito per rimediare all’insorgere del sintomo infiammatorio. Perché non combattere in modo incisivo l’infiammazione con tutti i mezzi possibili? Se abbiamo a disposizione farmaci antinfiammatori di tutti i tipi, possibilità di terapie infiltrative, terapie fisiche che contrastano l’infiammazione, cosa aspettiamo? Dovremo rassegnarci e perdere una condizione di forma conquistata con tanta fatica?
Regola numero uno
Si guarisce attraverso l’infiammazione. I processi biologici che portano al ripristino dei tessuti danneggiati possono passare, in natura, solo attraverso lo stimolo del ciclo infiammatorio. Esso induce i fenomeni riparativi e cicatriziali. Se noi blocchiamo questa reazione fisiologica possiamo solo rimandare la guarigione, se va bene, perché, molto spesso, con questo sistema la sospendiamo.
Regola numero due
È fondamentale capire il perché dell’infortunio. Il medico in questo caso può esservi di aiuto più di quanto lo possa essere proponendo portentose terapie, sempre che conosca i criteri della disciplina sportiva da voi praticata.
Regola numero tre
Ogni tipologia di infortunio ha i suoi tempi di guarigione che vanno rispettati; recuperi affrettati creano spesso i presupposti per ricadute. Se il medico indica dei tempi presunti vi è un preciso riferimento temporale che tranquillizza lo sportivo: egli sa che potrà usare questo lasso di tempo per dedicarsi ad attività alternative che non ostacoleranno la migliore guarigione (corsa in acqua, bici, potenziamento di distretti muscolari specifici). Meglio guarire bene e in modo definitivo che trascinarsi forme infiammatorie: queste tendono, nel tempo, a cronicizzarsi.
Le terapie
Vi sono alcune terapie fisiche che possono collaborare con i fisiologici processi di guarigione ma non si possono e non si devono a essi sostituire. Un processo di guarigione deve essere interpretato con una visione più ampia di quella semplicemente anatomo-patologica. A tale scopo l’assistenza fisioterapica risulta spesso determinante nel monitoraggio e nell’assistenza dell’infortunato. Un infortunio si dimentica in fretta, è giusto che sia così: è comunque importante che rimanga una sorta di memoria storica delle cause che l’hanno provocato per non incorrere successivamente in errori già fatti. Nella sfortuna è opportuno apprezzare la possibilità di applicarsi in esercitazioni desuete, quali esercizi aerobici alternativi, potenziare muscoli solitamente poco utilizzati, curare la mobilità e lo stretching.