Un altro punto di vista, quello del supporter

Un altro punto di vista, quello del supporter

07 Giugno, 2016

Lei è Michela, tifosa di lui, del suo lui.
Lei non gareggia, dunque non è triatleta, eppure ama tantissimo questo sport. Ecco il suo racconto

E’ necessaria una premessa importante: non sono assolutamente sportiva (per nulla), non so nuotare, in bici quella che per me è una salita ardua, un triatleta la percorre in un nanosecondo e l’unica corsa che vale la pena (per me) fare è quando ci sono i saldi in un negozio di borse, ma, nonostante tutto questo, amo il triathlon! Quando ho sentito per la prima volta in vita mia questa parola, non sapevo neanche quale fosse il suo vero significato e, quando mi sono state spiegate le lunghezze di una gara, la mia domanda, forse un po’ scontata, è stata: “In quanti giorni?”.

La prima volta

Nel maggio 2013 partecipai (per favore permettetemi questo verbo) all’Ironman di Lanzarote, primo per me e primo anche per quello che poi è diventato mio marito.È stato subito amore a prima vista (non parlo solo di mio marito, ma anche di questo mondo). Credo che un giorno potrei scrivere un libro su quello che avviene in una gara di triathlon vivendola da supporter o da coach, le emozioni che accompagnano ogni gara, le persone che si incontrano provenienti da ogni parte di Italia e del mondo, le lacrime che ogni volta non riesco a trattenere sotto la finish line, la loro, eppure un po’ anche mia. Trovo che sia un mondo fatto di lealtà, sacrificio e, soprattutto, di famiglia! Ogni triatleta è sempre accompagnato da mogli, genitori, figli… e alla fine si diventa tutti amici.

Nel viaggio di nozze

Il triathlon ha accompagnato la nostra storia di coppia e abbiamo scelto insieme di inserirlo nel nostro viaggio di nozze! Ci siamo sposati il 14 febbraio 2014, da tutti siamo stati considerati romantici vista la scelta della data, in realtà questa era legata alla gara di Wanaka, in Nuova Zelanda, che si sarebbe disputata la settimana successiva. Così siamo partiti verso l’altra parte del mondo. Mio marito era l’unico partecipante dall’Italia e sentire suonare l’inno nazionale la mattina solo per lui/noi è stato indescrivibile. La gara di Wanaka è qualcosa di unico, parlo soprattutto del paesaggio, dei colori, delle mille sfumature di verde che appaiono all’orizzonte… A noi non importa la classifica, noi partecipiamo semplicemente per la gioia di condividere questo momento insieme e, ogni volta che Alberto arriva alla finish line, per me è sempre il numero 1!

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