Allenamento
San Baronto, ore 7.40, domenica mattina d’agosto. Oggi farà caldo, davanti a me le splendide colline e tanti km da fare. La strada è dritta tra campi coltivati, il sole proietta la mia ombra e io la inseguo. Sulla strada girano solo le ruote della mia bici.
Indecisione
Per due mesi sono rimasto a fissare la pagina dell’iscrizione. Per due mesi ho provato a cliccare quel pulsante… ma niente da fare. Proviamo, mi ripetevo, che sarà mai, così festeggio il mio ingresso negli “anta”.
La sfida
Ho iniziato a vedere i video della gara, a parlarne con gli amici, quando improvvisamente… È un po’ come quando con la fantasia ci si immagina di entrare nell’arena col toro: non ci si rende conto di cosa si fa fino a quando non si vedono gli occhi infuocati del toro. Fino a quando non ho schiacciato quel click. L’isola aveva lanciato la sua sfida.
Preparazione
Ripenso alle parole di un grande atleta e grande uomo, Pietro Mennea: «L’importante nello sport e nella vita è allenare la fatica, è provare, sbagliare e riprovare ancora. Non esistono uomini perfetti». Capisco ora il significato delle sue parole, dirette a chi decide di partecipare attivamente e pienamente alla vita, a chi prova a esserci, a crederci. Lo sport, il triathlon, deve essere anche questo.
L’attesa
I giorni prima della gara sono i peggiori. Cammino nella terra di nessuno, sono in sospensione in un limbo fatto di attesa lenta. Spero solo che “quel giorno” arrivi presto. Stop. Tensione e attesa si mescolano bene insieme. Devo solo aspettare. Attracco all’Elba, l’attesa lascia il posto alla tensione.
Il giorno prima
Rileggo ogni riga del regolamento, ripasso in sequenza i passaggi principali della gara, controllo bene l’attrezzatura. Domani saremo solo io, la bici e tutto ciò che scelgo di portare con me. Penso alla partenza, ci sarà l’alba. E allora drizzerò il corpo, guarderò lontano, la boa, e lascerò andare le energie. Finalmente.
La gara
Come ombre silenziose camminiamo nel buio verso la zona cambio. La notte è scivolata via, in qualche maniera. Lontano, la luce di un’abitazione sulla terra ferma in prospettiva è proprio sopra la boa di virata. È l’unico riferimento per avanzare nell’acqua. Ci stringiamo compatti nella zona di partenza. All’orizzonte l’alba inizia a illuminare il golfo di Marina di Campo. Un occhio al giudice di gara.
Via!
La gara corre via tra imprevisti, dolore e sorprese. Tanto sostegno da amici e, soprattutto, da Ilaria. Ricorderò sempre la gioia quando mi è arrivato il suo urlo di incitazione alla fine del primo giro in bici, che sorpresa! Un problema tecnico condiziona la gara e ritarda il crono finale. Finalmente il traguardo. È finita.
(Tratto da Triahlete n. 218 – Maggio 2015)