Cuccuru, Oro agli Europei
Archiviati gli Europei di paratriathlon a Ginevra con un bottino di medaglie, tra queste brilla l’oro dell’atleta sarda Rita Cuccuru, da non molto tempo affacciatasi al mondo del paratriathlon, eppure già così carica di riconoscimenti. Gara dura per il vento e qualche salita, ma la grinta di Rita ha avuto la meglio. A 16 anni subisce un incidente che le toglie l’uso delle gambe e a 20 decide di andare via dalla sua terra, dalla sua famiglia, dalla sua gente per lavorare e, arrivata a Maranello, trova lavoro alla Sacmi Impianti.
Delle tante e recenti vittorie, quale ti ha dato più soddisfazione?
Difficile sceglierne una, sono tutte stupende e lasciano un ricordo indelebile. Sicuramente quella di Ginevra mi ha dato tante emozioni e la ricordo con gioia.
Oro anche a Pontevedra, nel duathlon; quale disciplina preferisci: il duathlon o il triathlon?
Il duathlon per me è stato un bellissimo avvicinamento al triathlon perché, quando ho iniziato, l’anno scorso, non sapevo nuotare. Facevo mezza vasca e mi fermavo, ma non mi sono arresa: andavo in piscina anche due volte al giorno. Ora il triathlon è la mia principale disciplina.
Dimmi tre aggettivi necessari per praticare la multidisciplina.
Sacrificio, disciplina, volontà. Il triathlon è un maestro di vita, ha fortificato il mio carattere insegnandomi il valore della parola sacrificio. Mi ha insegnato a non abbattermi, a rialzarmi sempre, a considerare gli ostacoli nuove sfide e le sconfitte nuove opportunità di miglioramento. E ancora, che non c’è vittoria senza fatica e che indipendentemente da ogni risultato le vere lacrime di gioia escono quando sai di averci messo l’anima. Grazie al triathlon ho conosciuto persone meravigliose.
Sogni Rio?
Le Paralimpiadi per me resteranno un sogno, Itu ha deciso le categorie che andranno a Rio 2016, e la mia non è stata ammessa. Mi sono innamorata di questo sport, della gente, dell’atmosfera, dell’aria che si respira, della sua musica e non smetterò di praticarlo solo perché mi hanno tolto un sogno. Finché avrò la forza, continuerò a nuotare, pedalare e correre.
Regalaci un racconto dalla tua gara agli Europei.
Sveglia presto, colazione, mattina libera perché si corre alle 16: chi fa yoga, chi stretching, chi i rulli. Il tempo passa velocemente come i pensieri: sono consapevole di essermi preparata al meglio per questo appuntamento e sono determinata. Arriva l’ora della partenza, ci sono un sacco di persone, il CT Biava e i tecnici ci incoraggiano, la musica è a tutto volume. Si parte! Arrivo alla prima boa, in acqua mi sento bene, bracciata dopo bracciata finalmente tocco terra dove ad aspettarmi c’è Isabella. Corriamo in zona cambio velocissime e via, in bici, a divorare i km di asfalto; questa è la frazione dove devo fare la differenza! Prendo immediatamente un bel ritmo, ci sono 3 giri da fare e devo volare. Ritorno in zona cambio, transizione e via, ultima frazione, la più difficile. C’è da stringere i denti, le braccia fanno male ma all’ultimo km capisco che posso farcela a conquistare questo titolo e so che l’impresa che sto per compiere potrò condividerla con chi è all’arrivo ad aspettarmi: i coach di bici/corsa Federico Sannelli e Isabella. Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno e lui ricambia stringendoti più forte. In quel momento penso a tutto quello che ho dovuto affrontare, ai sacrifici, alla fatica quotidiana degli allenamenti. Dietro questa vittoria c’è un percorso di due anni fatto di programmazione e dedizione: test, tabelle, feedback quotidiani, ritiri, trasferte! Ma il lavoro ripaga sempre; io e Federico già all’inizio di questa stagione ci siamo accorti che qualcosa stava cambiando, e questa medaglia è stata una conferma.