Il cuore mi batte forte in gola come non succedeva da un po’ di tempo. Sento i miei muscoli urlare forte di fatica ma non posso fermarmi. Quello che sto facendo è un po’ il regalo che mi faccio dopo un’annata impegnativa con il paratriathlon e voglio godermela fino alla fine, anche contro il volere del mio corpo. Diverse coincidenze mi hanno portato a Isso per la finale del Circuito Duathlon e quando l’amico Matteo Annovazzi, sapendolo, mi ha proposto di guidare un ragazzo ipovedente nel suo primo duathlon, non me lo faccio ripetere e accetto. Nella categoria pt5 riservata agli atleti non vedenti e ipovedenti, da sport individuale il triathlon si trasforma in sport di squadra, con guida e atleta, che affrontano insieme la competizione.
La stessa fatica
Qui l’unica differenza è tra chi segue la strada e chi segue le indicazioni, ma la fatica è la medesima. Non è la prima volta che guido un paratriatleta in gara: l’ho fatto in allenamento e in gara e ogni volta è stata un’emozione fortissima, non solo per il valore umano rappresentato dal dover guidare una persona che si fida e si affida completamente a te in uno sport che comporta una percentuale di rischio, ma anche per il fatto che è dannatamente divertente, un po’ come una crono a squadre in due ma con una sola bici. Non è la prima volta che guido un atleta in gara ma la volta precedente ero molto più allenato di questa quindi non ho la percezione esatta di quanto sia comunque più impegnativo rispetto a una gara individuale, in più si tratta di un duathlon che poco si addice alla mia tecnica podistica trascinata.
Una forza della natura
Incontro finalmente il mio atleta: il suo nome è Norbert Casali, 17 anni, velocista. Si presenta accompagnato da una bellissima famiglia, più emozionata di lui. La mia prima preoccupazione è avvisarlo del mio recente 46’00” sui 10 km, la sua prima preoccupazione è di ringraziarmi per avergli permesso di partecipare alla gara. Norbert è una forza della natura: la malattia che gli ha ridotto la vista non ha intaccato il suo entusiasmo e la sua voglia di mettersi alla prova, dice che da buon velocista sul passo non è allenato e che va più piano e io gli credo. Allo stesso tempo è talmente educato che mentre ci prepariamo per la gara e gli spiego cosa fare lui continua a ringraziarmi. Lo convinco con il farci un unico ringraziamento finale dopo la gara. I ragazzi dello 030 triathlon di Brescia ci prestano un bellissimo tandem.
Parte la gara
Dopo un po’ di riscaldamento, che serve per conoscerci e prendere dimestichezza con il cordino, la gara parte. Il primo 5.000 scorre via facile: Norbert va forte e non si risparmia, io tengo il passo e lo guido al meglio. Cambiamo veloce nonostante per Norbert sia la prima volta. In bici ci divertiamo anche se preferisco la prudenza a manovre azzardate. A metà del percorso Norbert incomincia a soffrire la posizione in bici mai provata prima, la pedalata non è più fluida e gli faccio fare stretching. Norbert soffre ma non molla. Arrivati in T2 penso di trovarlo distrutto, invece Norbert corre e ne ha più di me, mi chiede di avvisarlo dell’ultimo chilometro per aumentare, ma io sono alla frutta. A 500 m dall’arrivo è Norbert che incita me a non mollare e io do tutto, forse anche di più, per non rallentarlo. Norbert all’arrivo è incredibilmente felice e il suo sorriso mi ricongiunge con il motivo principale per il quale da anni mi dedico al paratriathlon: la voglia di dare il mio contributo agli altri. Norbert mi regala una giornata indimenticabile di Paratriathlon.