Campionato del Mondo di Paratriathlon
La radio vhf gracchia distacchi e aggiornamenti sulle competizioni in corso. L’ansia di avere informazioni su ciò che sta succedendo pervade l’aria. Sembra di essere tornati a una domenica calcistica di alcuni anni fa, quando la diretta radiofonica era l’unico mezzo per poter seguire le partite. Eppure, qui non è la palla ad attirare l’attenzione ma le gare valide per il Campionato del mondo di Paratriathlon 2015. I tecnici si rimbalzano informazioni da un lato all’altro del campo gara, aggiornandosi sui distacchi da comunicare agli atleti in gara e per prevenire e gestire situazioni impreviste. Il Grant Park, polmone verde nel centro di Chicago, è una location splendida per fare triathlon e lascia perdonare le numerose imprecisioni degli organizzatori, anche se la configurazione dei percorsi con una doppia zona cambio rende difficile seguire a distanza ravvicinata l’intero svolgimento della competizione. Ecco che le comunicazioni via radio diventano indispensabili.
Doppia importanza
La gara è doppiamente importante: oltre all’assegnazione del titolo, è valida per conferire ai vincitori una slot per la partecipazione alle Paralimpiadi del prossimo anno, dove il Paratriathlon segnerà il proprio esordio tra le discipline paralimpiche. L’occasione è unica: avere la sicurezza della qualifica a poco più di un anno dai Giochi permette il vantaggio strategico di potersi preparare al meglio per Rio senza dover andare a caccia di punti in altre competizioni nel corso dell’anno. Il team Italia per questo si prepara al meglio e non manca di cogliere il successo.
Gli azzurri al via
Quattro gli atleti al via: Michele Ferrarin e Gianni Sasso nella categoria PT2, Rita Cuccuru e Giovanni Achenza nella PT1. I primi a partire sono i PT2 con Michele e Gianni. Il livello degli avversari è elevatissimo ma entrambi, consapevoli della propria preparazione, impostano la gara sulla regolarità e progressione. Ferrarin esce 2° dall’acqua dietro l’americano Barr e una volta in bici recupera e consolida la leadership della gara. Dietro di lui il francese Bahier, che agli Europei aveva battuto Ferrarin, non molla la presa mantenendosi a distanza di una quarantina di secondi. Con il passare dei chilometri, però, il distacco rimane pressoché invariato. Michele è costante al punto da far segnare rilevamenti cronometrici sovrapponibili in tutti i lap della gara. Con grandissima emozione, giunge 1° al traguardo, riconfermando l’oro del 2013, quando però le categorie erano diverse e quindi anche la gara. Sasso, dopo un discreto nuoto e la solita bici in progressione, è lì con il gruppo dei migliori fino alla corsa, dove un problema in transizione e le difficoltà di preparazione con la protesi durante l’anno gli fanno perdere alcuni secondi dal secondo gruppo. Arriverà 8° al traguardo raccogliendo punti preziosissimi in ottica di qualificazione. I PT1 partono circa 35’ dopo la prima batteria e, come sempre, fanno show. La gara è bellissima ed estremamente veloce. Giovanni Achenza tra gli uomini e Rita Cuccuru tra le donne non si esprimono al meglio nel nuoto. Diversamente dalla preolimpica di Rio dove usciva 2° dall’acqua, Achenza a Chicago non trova il ritmo giusto e accumula 3’ di ritardo dalla testa della gara. Stessa cosa succede per Rita, soprattutto a causa del divario dovuto alla suo grado di disabilità rispetto a quello delle avversarie. Per chiunque altro il ritardo avrebbe significato unicamente la sconfitta o l’abbandono della gara, ma non per loro. Entrambi, con la loro dote ciclistica, compiono un miracolo, rientrando in gara e superando diversi temibili avversari. Rita Cuccuru giunge 4ª al traguardo mentre Giovanni giunge 5°, guadagnando punti vitali per una qualifica che sembra sempre più vicina, avendo battuto alcuni leader storici della categoria come gli inglesi Phil Hogg e Joseph Townsend, suoi avversari diretti per la qualifica a Rio.
Gioco di squadra
I buoni risultati di un mondiale non sono che la punta di un iceberg di un immane lavoro sottostante, che parte dall’attività nazionale e dai sacrifici fatti quotidianamente da atleti, tecnici e dirigenti. La prestazione di un giorno è il risultato della fatica di tanti altri e, più che mai nel percorso del paratriathlon, è supportata da un forte lavoro di squadra che, per essere efficace, deve essere guidata da una visione chiara di ciò che si vuole realizzare. Tante volte su queste pagine si è parlato del sogno paralimpico di Rio 2016. Adesso quel sogno è realtà. Tra 11 mesi la squadra nazionale italiana di paratriathlon sarà presente ai Giochi Paralimpici nell’edizione di esordio del paratriathlon. Ora il nuovo obiettivo e di portarci quanti più atleti possibile e di riportare a casa qualcosa di più di un bellissimo ricordo.