Quel timore riverenziale del noefita nei confronti del triathlon quando legge che a praticarlo sono Ironman… e astronauti! Tranquilli, alla fine siamo tutti “esseri umani”. Come noi, anche Luca Parmitano. Già, perchè nella definizione di “astronauta” o “cosmonauta” si parla proprio di “un essere umano che viaggia nello spazio”. Eppure, diciamocelo, “gli astronauti sono persone normali, MA che fanno cose straordinarie”. Citazioni cinematografiche a parte, l’astronauta italiano dell’ESA (European Space Agency) Luca Parmitano sarà anche una “persona normale”, ma alle imprese straordinarie compiute nello spazio, sulla Terra ha aggiunto anche quella dell’Ironman. Che poi, a documentarsi meglio, ragionano un po’ da triathleti questi astronauti: ad esempio, tra le culture dei diversi paesi vigono differenti criteri per determinare il significato dell’aver compiuto un “viaggio nello spazio”. Negli Stati Uniti devi aver superato quota 50 miglia di altitudine, in Russia devi aver ultimato una traiettoria orbitale, ovvero almeno un giro attorno alla Terra. La Federazione Internazionale Aeronautica (FAI), invece, definisce “voli spaziali” quelli superiori ai 100 km. E poi ancora, gli statunitensi ti definiscono “astronauta” non appena sia iniziato l’addestramento, mentre i russi aspettano il successo del battesimo nello spazio. E se il tutto si riassume in una diatriba simile alla nostra, quella tra “semplici triathleti” o Ironman, tra puristi di un circuito o di un altro, tra integralisti della bici da strada o amanti del cross country, Luca Parmitano ha voluto tagliare la testa al toro, calpestando il vulcanico suolo di Kona, che poi, forse, non è poi così diverso da quello di Marte, dove potremmo arrivare tra 20 anni. Proprio commentando questa possibilità, Parmitano ricorda quanto tutto ciò che è pensabile sia possibile, un karma in cui noi ci riconosciamo. Da primo italiano ad aver effettuato un’attività extraveicolare (EVA) con passeggiata spaziale, a Ironman alle Hawaii per sfidare la forza di gravità o, meglio, gli effetti negativi cui erano stati sottoposti i suoi muscoli in assenza di essa: così si è raccontato al Corriere della Sera.
Ma come direbbe la sua collega Samantha Cristoforetti, “decidere di fare l’astronauta non è come decidere di fare l’avvocato o l’architetto. Si devono verificare una serie di condizioni e ci vuole una buona dose di fortuna”. Lo stesso, per diventare Ironman Finisher. E Parmitano, quando dice di essere uno positivo perché pensa di aver perso il diritto di essere scontento, forse un po’ fortunato si sente davvero.
Prossimo impegno con i piedi per terra sarà l’IRONMAN a The Woodslands, vicino a Houston. Per @astro_luca, ovviamente, nessun problema!