Elisabetta Curridori dice di essere soddisfatta della sua prestazione all’Ironman World Championship alle Hawaii. L’azzurra ha terminato al 21° posto con il tempo di 9:32’58” che è la miglior prestazione italiana femminile a Kona, però dalla sua voce traspare un desiderio di rivalsa come se i conti – con quella che è la gara simbolo del triathlon – siano rimasti in sospeso.
«Nel complesso sono contenta per com’è andata la gara – spiega Elisabetta – Nel senso di essere riuscita a portarla a termine nonostante la situazione fosse abbastanza complicata e di aver trovato la forza di correre una maratona nonostante non avessi assolutamente forza…»
Raccontaci meglio
«Per quanto riguarda la frazione di nuoto ho fatto una buona partenza mi sono ritrovata subito nel gruppetto con le favorite però ho fatto fatica a reggere il loro ritmo e ho deciso di lasciarle andare e continuare con il mio passo. Uscita dal nuoto, in bicicletta mi sono ritrovata praticamente da sola e tutta la frazione di bici è stata veramente una cronometro in solitaria perché i distacchi erano abbastanza importanti ed io mi sono trovata in una sorta di limbo. Cioè non c’era nessuno davanti a portata e nessuno che arrivava dietro quindi veramente ho fatto tutta la gara da sola. Non avevo grandissime gambe però ho cercato di fare quello che ho potuto e sono abbastanza soddisfatta. La corsa invece è stata una sofferenza: non avevo assolutamente nessuna forza, dolori, gambe pesanti… e lì mi son detta portiamola a casa qualunque cosa accada se devi camminare cammini però la gara la porti a termine. E così è stato. Poi un passo alla volta, con un’energia altalenante ho continuato. Poi all’uscita dall’Energylab, intorno al trentesimo chilometro abbiamo fatto la salita e non tirava un soffio d’aria… lì veramente è stato molto impegnativo… gli ultimi 10 km sembrano non finire ma un passo alla volta sono arrivata alla fine».
In ogni caso hai battuto il primato di Martina Dogana…
«Prima di tutto, come dicevo sono contenta di averla portata a termine perché è stata una gara che ha fatto davvero tante vittime illustri: Daniela Bleymehl che si ritira a metà corsa, Pamela Oliveira che ha avuto un colpo di calore in bicicletta, Jocelyn McCauley che ho recuperato di corsa, così come Manon Genet ritirata… Alla luce di questo la mia prestazione mi rende orgogliosa. E poi sì: Martina Dogana mi aveva augurato di battere il suo tempo qui a Kona e ce l’ho fatta, sono riuscita a ottenere questo primato come migliore prestazione italiana donna questo è un altro motivo per essere per essere felici».
Cosa ti lascia quest’esperienza?
«Kona è una gara che sicuramente va conosciuta e penso che questa prima esperienza mi sia servita tantissimo. Spero un giorno di riuscire a tornarci perché so di poter fare qualcosina in più. La maratona ripeto non mi ha soddisfatto, so di poter correre bene e purtroppo non sono riuscita a dimostrarlo. Devo ancora avere un po’ di pazienza, adesso piano piano sistemiamo tutto quanto.
E poi… una cosa molto bella è stato il supporto degli altri atleti italiani. Daniel Fontana mi ha incitata sul percorso, mi ha anche bagnata con l’acqua fredda e mentre stai soffrendo e senti così tanto calore intorno a te… è sempre bellissimo».