Lo Swimrun si svolge in posti immersi nella natura, in luoghi dove normalmente altre discipline non ci arrivano. Posti che possono essere sì affascinanti ma impervi, meravigliosi e al tempo stesso difficilmente “addomesticabili”. L’approccio sulla sicurezza di gare di questo tipo non è semplice e va studiata bene, osservando la conformazione, l’orografia del territorio sia superficiale sia acquatica.
Bisogna osservare la gara con l’occhio del soccorritore e non con quello dell’atleta, valutando i punti critici prima della bellezza. Bisogna saper prendere decisioni scomode come eliminare passaggi affascinanti se il rischio è troppo elevato. Decidere in base alla propria esperienza e alla macchina organizzativa (se dispone o meno di uomini, mezzi e professionalità adeguate). Meglio guardare alla sicurezza dei concorrenti che non alla spettacolarità dell’evento.
Lo swimrun in Italia
Le prime esperienze dello swimrun individuale risalgono al 2014, gare disputate d’estate in condizioni climatiche ottimali.
Oggi ci sono gare (sempre in Italia) disputate in condizioni veramente estreme, con acqua a 13°C e temperature dell’aria di 9°C. Oppure con mare molto mosso, correnti forti, pioggia battente e nebbia.
Se non si pianificano a tavolino questi scenari, non si posseggono metodi rodati e non si utilizzano professionalità di alto livello, si rischia di mettere seriamente in difficoltà l’atleta, ma anche il soccorritore che deve prestargli aiuto.
Quindi, “il bagnino” che ha fatto un corso FIN 10 anni fa e che non ha mai operato se non in piscina qualche volta, ma amico dell’amico dell’organizzatore, non è più ammissibile. Come non è ammissibile una “sicurezza fai-da-te”, delegando a organi esterni o associazioni “amiche” tutta la sicurezza della gara.
È chiaro che bisogna tarare la sicurezza in funzione della gara, decidendo strategie e professionalità in base alle difficoltà della stessa.
La sicurezza fatta bene costa e anche molto, ma non si può pensare di risparmiare nemmeno un euro, sottovalutando aspetti e scenari impensabili, perché se si verificassero si metterebbero in seria difficoltà operatori e atleti.
Più difficile che nel triathlon
Sì, la sicurezza nello swimrun è più difficile che nel triathlon perché la competizione può svilupparsi in scenari peggiori e più estremi, proprio per la concezione di libertà insita in questo sport, che può spingere l’atleta a muoversi in posti molto pericolosi. Inoltre, l’ingresso in acqua ripetuto può provocare malessere nei concorrenti, che devono essere seguiti con attenzione per il rischio di annegamento. Quando partecipate a una gara di questa disciplina, sia essa italiana o francese o di quelle nordiche, provate a pensare se in quel contesto vi dovesse succedere qualche infortunio, in che modo verreste soccorsi. Nel Nord Europa hanno ovviato parzialmente a questo problema, delegando parte di questo “fardello” al compagno di gara: il “team”, infatti, deve avere obbligatoriamente con sé i presidi di primo soccorso.