14° Israman da ricordare: le due medaglie d’argento di Martina Dogana e Massimo Cigana, e un infinito messaggio di pace, proprio nel Giorno della Memoria.
Un debutto di stagione in grande stile quello della delegazione italiana al triathlon israeliano gemellato con Challenge Venice: argento sulla distanza half dell’Israman 113 per Martina Dogana e per Massimo Cigana. Li avevamo incontrati alla Festa del Comitato Regionale Fitri Friuli-Venezia Giulia pochi giorni prima della partenza e ci avevano confessato le loro speranze, pur nel massimo timore riverenziale nei confronti di una gara impegnativa – uno dei mezzi più duri al mondo – in cui non dare nulla per scontato. Veterani dell’impresa a Eilat, sapevano cosa li avrebbe attesi: noti i percorsi, in tutta la loro asprezza – con 1800 metri di dislivello positivo in bici, e possibile forte vento – compresa una discesa spezzagambe da 800 metri in negativo su 13 chilometri della frazione podistica. L’incognita metereologica poteva aggiungersi al conto, l’anno scorso reso particolarmente salato dalle temperature molto rigide. Un’avventura ostica da affrontare e da preparare, tra le prime in calendario – per entrambi, la prima di questo 2017, ma la loro terza partecipazione – dopo un inverno rigido che ha penalizzato il lavoro in termini quantitativi e qualitativi, con troppe sedute limitate all’indoor. Impossibile avere una chiara idea sulla propria forma fisica e su quella degli avversari. Cigana definisce “inarrivabile” l’americano Ben Collins, arrivatogli davanti in 04:24:50, ma nemmeno lui ha scherzato. Con parziali di 00:31:18, 02:42:10 e 01:22:14 chiude in 04:35:43, davanti all’olandese Scheltinga (04:37:27). Un po’ attardato nel nuoto, recupera sapientemente in bici come solo lui sa fare. La Dogana, dopo la vittoria nel 2015 proprio assieme a Massimo, e un argento nel 2016, tocca anche quest’anno il secondo gradino del podio (05:28:41), arrivando dietro all’americana Jenny Fletcher (05:24:12), con parziali di 00:32:41, 03:25:22 e 01:30:37. Buono il suo nuoto, peccato perda il contatto con la statunitense in bici, ma tenta il recupero in corsa. Dietro all’azzurra, l’atleta isrlaeliana Mazar (05:48:27).
Secondo italiano Urbano Ferrazzi (05:28:44), 1° di categoria; terzo azzurro Sanwald Oliver (05:46:06), 4° di categoria. Leonardo Franco è 33° a causa di un problema in bici, mentre il giornalista Riccardo Barlaam non parte perchè febbricitante dalla sera prima. Virtuale argento azzurro per l’italiana Silvia Tabacco (06:15:08), 5^ assoluta e 1^ di categoria. Bronzo rosa tra le azzurre per Ada Ventura (07:08:49), anche 2^ di categoria.
Quasi 2000 i partecipanti, con gli italiani a competere anche in squadre da tre: oltre alla “Staffetta della Pace” con l’El Diablo Claudio Chiappucci a pedalare dopo il nuotatore olimpionco israeliano Guy Barnea, di fede ebraica, e prima della podista Haneen Radi, di religione islamica, anche il team composto da due giornalisti sportivi, Alberto Fumi de La Gazzetta dello Sport, nonché nostro collaboratore, e Carlo Brema, direttore della rivista Scifondo, con l’inserimento di Marco Marchese. Saranno meno fortunati degli altri a causa della rottura di un cerchio durante la frazione bike e di un infortunio muscolare in quella podistica.
Ma la storia tempra nel corpo e nello spirito, e questa prova di sofferenza è una catarsi e un allenamento allo stesso tempo per affrontare al meglio le sfide di domani. A Eilat il percorso è soprattutto di crescita. Non solo sportiva ma anche personale. Gemellato con il Challenge Venice del prossimo 11 giugno nella soluzione TRIINVICTUS, Israman saluta il passato e stringe la mano al futuro: due gare per un unico sogno di grandezza. Con la Staffetta della Pace, la grandezza di un mondo migliore.