Il nome di Gregory Barnaby rimarrà impresso per sempre nella storia del triathlon mondiale. Si, perché col 9° posto ottenuto nell’IRONMAN 70.3 World Championship di Taupō (Nuova Zelanda), l’atleta del 707 Team Minini ha vinto la prima edizione dell‘IRONMAN® Pro Series – il nuovo circuito di gare IM pensato per premiare il talento dei migliori triatleti professionisti del mondo – mettendo così il sigillo su una stagione stratosferica.
Consistency is key
Consistency is key (la costanza è la chiave). Comincia così il post sulla pagina Facebook di IRONMAN che annuncia la vittoria di Gregory Barnaby nella prima edizione della Pro Series. Costanza, quella che Barnaby ha avuto in questi anni di duro e silenzioso lavoro e che in questa stagione gli ha permesso di raccogliere “frutti succosi e risultati pesanti” anche a fronte di momenti non facili come il DNF nella gara d’esordio del T100 a Miami i primi di marzo. Costanza, pazienza, consapevolezza. Tre qualità che due mesi dopo hanno permesso a Barnaby di saliro sul terzo gradino del podio (il primo di stagione) dell’IRONMAN 70.3 Alcúdia-Mallorca. Una volta rotto il ghiaccio, è stata la volta della prima full distance del 2024, l’IRONMAN Cairns (Australia), dove Gregory Barnaby si è piazzato 8°. Smaltito il primo carico di lavoro, Greg è andato ad allenarsi a Livigno per un paio di settimane dove ha confermato le buone sensazioni percepite fino a quel momento; il che lo ha fatto ben sperare per il proseguo della stagione.
Gregory Barnaby, miglior prestazione italiana di sempre nell’IRONMAN
Nel frattempo era arrivata la wild card per partecipare al T100 di Londra (dove Barnaby si è piazzato 10°), l’occasione perfetta per aprire un po’ il gas dopo il carico in altura e prepararsi alla seconda lunga distanza dell’anno. Perché il bello doveva ancora arrivare. Tre settimane dopo, infatti, Gregory si è presentato al via dell’IRONMAN Francoforte arrivando 3° (7:33’44”) dietro Kristian Blummenfelt e Kieran Lindars e stabilendo la migliore prestazione italiana di sempre su distanza IRONMAN: “Il recupero dall’IRONMAN di Francoforte ha richiesto un po’ più di tempo del previsto – aveva scritto Barnaby in un post su Instagram – ma sono davvero soddisfatto dei progressi fatti in queste settimane tra Livigno e casa. Il supporto di amici, familiari e del mio allenatore è stato inestimabile. Ripensare all’incredibile giornata di Francoforte ha solo alimentato la mia determinazione a impegnarmi di più. Ogni momento vissuto mi ha ricordato di continuare a migliorare e perfezionare tutto ciò che posso prima di Kona. Non vedo l’ora di vivere la magia della Big Island, sentire l’atmosfera della gara e competere insieme ai migliori al mondo. Sono pronto per questo!”
Un sogno chiamato Kona e il consiglio di Jan Frodeno
A Kona, Gregory Barnaby ci è arrivato da debuttante ma con l’ombra della “pressione della riconferma” dopo l’ottavo posto della finale mondiale 2023 a Nizza, che è una gara dura ma non quanto Kona. Lo sa bene Jan Frodeno, 3 volte IRONMAN World Champion, che a Greg ha detto una cosa molto semplice: “Devi solo morire un po’ meno degli altri”. Sapete tutti com’è andata: 6° posto e miglior piazzamento di sempre per un italiano in una finale long distance. Forse, però, tra le cose che ricorderemo di più di quel giorno sarà l’entrata in acqua prima dello start: atteggiamento rilassato e viso sorridente, quello di chi vuole davvero divertirsi e vivere al massimo un’esperienza sportiva come Kona.
L’ultima sinfonia di stagione
Poteva finire così, con la “sbornia delle Hawaii”. E invece no, perché la condizione c’era così come la voglia di provare a migliorarsi ulteriormente. E allora Lord Barnaby è tornato in cattedra, vincendo anche il suo primo IRONMAN 70.3 sul circuito Western Australian di Busselton con il crono di 3:37’35”, davanti a Jamie Riddle e Marc Dubrick: “È il momento più bello della mia carriera – ha dichiarato nel dopo gara – mi sento felice e soddisfatto. Vivo questo momento di gratitudine con gioia e lucidità”. Parole che non hanno bisogno di ulteriori analisi perché sospinte dall’amore profondo per il triathlon, quello che non fa perdere energie per lamentarsi quando le cose non vanno ma che sprona ad impegnarsi di più per superare le difficoltà. Senza dimenticarsi mai di sorridere. L’ultima sinfonia di stagione poche ore fa, in Nuova Zelanda. Qualcuno lo chiamerà mindset. Noi lo chiameremo semplicemente cuore.
Buon riposo Greg. Grazie di tutto.