La parola d’ordine in questi mesi è “non perdere tempo”, il che significa – per chi abbia deciso di provare la multidisciplina nel prossimo futuro – sfruttare il maggior tempo libero e le giornate più lunghe per avvicinarsi a questo mondo un po’ particolare nel migliore dei modi. Inutile, quindi, rubare spazio con attività e attrezzi utilizzabili anche negli altri mesi, ora ci si deve concentrare su qualcosa di assolutamente stagione-dipendente. A riguardo, chi non ricorda le interminabili passeggiate sul lungomare nelle calde serate estive, di buon passo sul bagnasciuga alla mattina presto o, i primi temerari, purtroppo troppo spesso scalzi, che già trent’anni fa correvano lungo la spiaggia? Quelle abitudini sono utili anche a chi vuole provarsi in una specialità nuova? La risposta spetta a chi legge.
Il presente
Se questa è davvero la stagione buona per fare quello che non si è potuto fare prima e farlo in un ambiente più consono ai principianti – che spesso devono ancora trovare la loro specialità, la loro distanza e la loro data di esordio – prendere spunto dal passato può essere un buon primo passo. La vacanza al mare – che pare continui a essere la preferita dall’italiano medio – può quindi riservare un sacco di sorprese. Senza entrare nello specifico degli allenamenti di nuoto – e il mare consente parecchie variazioni sul tema – di ciclismo – che pure può sfruttare coste ed entroterra per sedute decisamente tecniche – o di corsa – che apre il cuore quando sono praticati all’alba o al tramonto con i panorami che solo la natura sa dare – si può pensare a sfruttare l’occasione per irrobustire alcuni muscoli un po’ pigri, per farlo più faticosamente grazie alla resistenza dell’acqua o all’inconsistenza della sabbia o con maggiore facilità sfruttando la spinta di Archimede nell’acqua piuttosto che qualche ostacolo naturale su una spiaggia non sabbiosa.
La pratica
Si può cominciare arrivando in spiaggia pedalando, si può camminare sul bagnasciuga, interamente sull’asciutto o decisamente in acqua sino alle caviglie, alle ginocchia, alle cosce o alla vita. Ci si può attivare – sempre con i diversi livelli di acqua a seconda della fatica che si vuole fare – in esercitazioni: per i muscoli degli arti inferiori come i saltelli per i muscoli del tronco come le torsioni per i muscoli degli arti superiori come le abdu-adduzioni per la coordinazione intersegmentaria come le andature per la mobilità articolare come i movimenti di anche e spalle. Si può poi vedere se sulla spiaggia si possa fare un percorso a ostacoli – non impegnativo come un parkour naturalmente – per stimolare altre regioni muscolari ma, soprattutto, la componente organica, che può dare molto ancora. Terminato tutto ciò ci si può finalmente tuffare in acqua per una rinfrescata o una nuotata defaticante, si può tornare a casa al passo o di corsa – pensando a come e quando recuperare la fedelissima due ruote che ci aveva accompagnati all’andata – o nuovamente pedalando, magari in salita se la location non è proprio a livello del mare. Ci si può, dunque, organizzare per fare molto e per diversificare le sollecitazioni. Non deve quindi insistere solamente sull’aspetto organico delle specialità prescelte – due o tre che siano – ma ci si deve letteralmente tuffare in tutta una serie di esperienze ginnico-motorie in grado di ampliare il proprio bagaglio coordinativo – quindi di riflesso le proprie abilità nel migliorare i gesti tecnici specifici – e quello condizionale anche, e in modo particolare, dal punto di vista della componente muscolare. Io prometto che ci proverò, e voi?