Allenarsi in gruppo significa sostanziale riduzione dello stress, maggiore e vicendevole motivazione, miglioramento delle relazioni interpersonali. Negli ultimi anni è sempre più raro vedere atleti top allenarsi da soli. In cabina di regia, però, occorre un allenatore che sappia garantire gli equilibri.
(Davide Rossetti – Foto: Itu) – “È mia convinzione profonda che se si pensa e si ha successo come una squadra, i riconoscimenti individuali verranno da sé”. Sebbene il grande Michael Jordan con questa frase si riferisse al basket, il messaggio che trapela dalle sue parole può essere di ispirazione per qualsiasi altra attività, sportiva e non.
Il triathlon moderno
Se pensiamo al nostro mondo del triathlon, ad esempio, notiamo come negli ultimi anni stiano spiccando le prestazioni di atleti che seguono un metodo di allenamento di gruppo. Si pensi alla nazionale norvegese con il trio Iden, Stornes e Blummenfelt o agli allenamenti proposti da Joel Filliol durante i suoi numerosi training-camp, nei quali praticamente è presente l’80% della top 10 WTS. È veramente raro vedere atleti di questo calibro che si allenano da soli.
Allenarsi in gruppo: lo studio
L’American Osteopathic Association ha studiato i vantaggi degli allenamenti collettivi, attraverso un esperimento nel quale si cercava di monitorare la variazione dei livelli di stress tra chi si allena in gruppo e chi no.
A parità di consumo energetico, chi si allena con gli altri ha un calo complessivo dei livelli di stress del 26,2% in più di chi invece fa sport per conto suo.
Se aggiungiamo i vantaggi derivanti dalla “competitività” è ovvio che le prestazioni tendano a migliorare e di conseguenza la crescita della condizione atletica dell’atleta.
Il ruolo dell’allenatore
Non bisogna però sottovalutare il ruolo dell’allenatore in queste dinamiche: è estremamente importante saper organizzare dei gruppi equilibrati e degli allenamenti adattati alle caratteristiche delle singole unità che compongono ogni gruppo.
Un esempio: se l’allenatore ha a disposizione un atleta che si trova in un periodo di carico differente da quello dei compagni di pari livello, non può inserirlo nello stesso gruppo di lavoro (specialmente se il lavoro è ad alta intensità). È importante avere una periodizzazione comune e pertanto è consigliato avere un allenatore comune. Ci sono tuttavia dei tipi di allenamento che possono essere presentati a gruppi di atleti eterogenei: si pensi agli allenamenti di tecnica (per ogni disciplina) o di allungamento muscolare.
Motivazioni in più per amatori e neofiti
Su questo tema, una delle domande più frequenti è: “Allenarsi in gruppo va bene anche per gli atleti amatori e per i neofiti?”
La risposta è affermativa: probabilmente, anzi, sono ancora più importanti per gli appassionati di queste due categorie, perché:
• apprendimento: imparando dai compagni con più esperienza si arriva più velocemente a raggiungere gli obiettivi;
• tecnica: si affina la tecnica del gesto atletico grazie a un confronto e a un riscontro oggettivo dai compagni o, meglio ancora, dal coach;
• spirito di squadra: far fatica insieme, supportarsi a vicenda, condividere degli obiettivi sono delle caratteristiche fondamentali e possono essere la base per instaurare delle belle amicizie;
• varietà di allenamenti: i membri del gruppo possono alternare la designazione dell’allenamento introducendo così maggiore varietà. Questi elementi rappresentano solo una parte delle motivazioni che dovrebbero orientare verso questa direzione; come detto in precedenza, allenarsi insieme ad altre persone riduce lo stress, rende più allegri, più energici e disposti a relazionarsi con gli altri positivamente; di conseguenza migliora la qualità della vita.
Il gruppo, nell’indole umana da sempre
L’essere umano, come la maggior parte delle specie animali, per natura esprime il meglio di sé una volta che si trova in comunità. Nella preistoria l’uomo cominciò a imporsi sulla natura circa 10.000 anni fa, quando si formarono i primi gruppi nomadi, che si sono poi sviluppati fino alla fondazione delle prime città-stato, 6.000 anni fa in Mesopotamia. Animali che si muovono in branco (come i lupi) oltre ad avere una tecnica di caccia molto efficace, che consente loro di sopravvivere anche nei luoghi più ostili, riescono ad avere la meglio con prede di dimensione fino a cinque volte la loro come orsi o bisonti.