Essere un buon triatleta non vuol dire essere automaticamente un buon runner. Ma nella storia del nostro sport, non mancano alcuni atleti professionisti che hanno ottenuto ottimi tempi nella cosiddetta “maratona secca”.
Maratona “secca” vs Maratona in un IRONMAN
Quando nel 1994, a 36 anni, il 6 volte Campione del Mondo IRONMAN Mark Allen saltò la finale di Kona per correre la Maratona di Berlino (con la speranza di qualificarsi per la gara di Trials Olimpica di due anni dopo), trascorse l’intera estate ad allenarsi. Nonostante fosse già il runner più veloce del triathlon dell’epoca (aveva corso i 10 km in meno di 30′ e la maratona della finale di Kona 1989 in 2:40), il suo obiettivo era competere in una maratona “secca” con atleti di livello.
A Berlino, nfino al passaggio dei 21 km, Mark Allen era in linea con quanto aveva previsto e stava per affrontare quello che per lui doveva essere lo “split negativo”, ovvero la seconda fase di corsa ad un ritmo più veloce della prima. Dopo aver accelerato per capire come reagivano le gambe, cominciò a sentirle dure e rigide fino a bloccarsi e staccare la spina, perchè a malapena riusciva a correre.
Col senno di poi, Allen si rese conto che l’allenamento per il triathlon gli aveva dato la forza per impostare un certo ritmo oltre il quale non riusciva ad andare. E che per essere più veloce, avrebbe dovuto sia perdere ancora un po’ di peso che cambiare il tipo di allenamento: “La maratona secca è completamente diversa dalla maratona di un IRONMAN – dichiarò in un’intervista – e necessita di un allenamento diverso. Perchè per essere veloci per 42 km bisogna richiedere un enorme tributo al proprio corpo”.
Dall’esperienza di Mark Allen si colgono diversi spunti:
- la frazione di corsa di un IRONMAN coinvolge la forza e spesso (diciamoci la verità) correre la maratona di una lunga distanza vuol dire “sopravvivere”;
- per correre una maratona a buon ritmo e in buone condizioni fisiche, bisogna essere allenati specificamente per sostenere almeno 22 km alla massima velocità consentita dal tuo copro, gestendo bene il ritmo e tutti i rifornimenti per non perdere colpi e subire crolli;
- quando si comincia a correre la maratona di un IRONMAN può subentra la stanchezza, perché mediamente (per un amatore) sono già passate 6-7 ore dall’inizio della gara, e non si pensa molto al ritmo quanto a mantenerlo costante il più possibile per non saltare;
- nella maratona secca, invece, riuscire a mantenere intensità e ritmo costanti è più difficile di quello che si sperimenta in una lunga distanza, dove molto si gioca sulla forza resistente.
In sostanza, quindi, correre una maratona a buon ritmo è molto più difficile che correrla in un IRONMAN. Ma è anche vero, però, che alcuni triatleti professionisti del passato e del presente (uomini e donne) si sono dimostrati dei veloci podisti. Siete curiosi? Ecco chi sono.
I migliori tempi in maratona dei triatleti professionisti
Adam Bowden (UK) – 2:20:06, Maratona di Newport (Galles), 2021
Greg Billington (USA) – 2:16:41, California International Marathon, 2019
Ty Butterfield (BER) – 2:21:47, Lake Biwa Mainichi Marathon, 2019
Sam Long (USA) – 2:32:32, Napa Valley Marathon, 2019
Steffen Justus (GER) – 2:18:44, Maratona di Francoforte, 2009
Norman Stadler (GER) – 2:32:14, Maratona di Francoforte, 2007
Christian Bustos (CHI) – 2:19:11, Maratona di Francoforte, 1987
I migliori tempi in maratona delle triatlete professioniste
Haley Chura (USA) – 2:43:19, California International Marathon, 2019
Anne Haug (GER) – 2:36:13, Maratona di Francoforte, 2016
Gwen Jorgensen (USA) – 2:41:01, New York CIty Marathon, 2016
Nicola Spirig (SUI) – 2:37:12, European Athletics Championships, 2014
Tyler Stewart (CAN) – 2:45:14, Santa Rosa Marathon, 2011
Desiree Ficker (USA) – 2:40:28, Austin Marathon, 2007
Erin Baker (NZ) – 2:36:57, Pittsburgh Marathon, 1989
(Courtesy: Triathlete.com)