La disciplina gravel aumenta di anno in anno la sua popolarità, così come crescono le bici realizzate per fuggire dalla città e immergersi su ciclovie e strade secondarie. Lo confermano non solo i dati di mercato, ma anche quelli recentemente pubblicati da Strava nel suo report annuale, il documento tanto atteso dagli amatori di tutto il mondo che quest’anno ha fatto registrare un +55% di tracce gravel importante rispetto all’anno precedente. “Le persone stanno ridefinendo il significato di essere attivi – ha dichiarato Strava in una nota – dando priorità alla salute mentale e alle relazioni rispetto all’allenamento estremo”.
I 5 motivi del triatleta per scegliere una bici gravel
Nel triathlon in particolare, “la gravel” sta diventando la seconda bici del triatleta. Ma cosa c’è alla base di questa scelta? Una bici gravel non è soltanto un’alternativa più sicura al ciclismo su strada, ma anche un ottimo allenamento di fondo lento (per mettere “fieno in cascina”) e un’opportunità divertente e stimolante di migliorare le proprie capacità di guida su terreni non asfaltati; oltre che un allenamento per la forza della parte superiore del corpo e il livello di concentrazione.
Una sfida nuova e divertente
Cominciamo col dire che la bici gravel è divertente! Pedalare su ciclovie sterrate lontani da auto e traffico è bello, e poi si può ammirare meglio il panorama. Senza fretta, cosa che su una bici da triathlon non è sempre possibile fare. E poi, diciamoci la verità, allenarsi sulle prolunghe non è sempre il massimo e non è necessario se non siamo nel periodo di preparazione alle gare. Ecco perché la bici gravel può essere un’occasione per vedere le cose da una prospettiva diversa, pedalando da soli o in compagnia. Con un ritmo lento e a cuor leggero.
Più sicura del ciclismo su strada
La gravel è una bici più sicura rispetto a quella da strada. Gli incidenti in bici sono in aumento, il che porta gli atleti a scegliere l’allenamento sui rulli. Il gravel può essere un’alternativa meno noiosa, più sicura e complementare al lavoro in indoor. Inoltre, è anche un ulteriore allenamento per le abilità di guida, sia a ritmi blandi che leggermente più “andanti”. Vediamo perché.
Il gravel migliora le capacità di guida della bici
I triatleti possono trarre beneficio dalla gravel migliorando le proprie capacità di guida della bici. Muoversi su terreni diversi dall’asfalto, infatti, obbliga a prestare una maggior attenzione all’ambiente circostante, con un aumento della capacità di reazione e dei livelli di concentrazione. Anche perché, nel gravel, il terreno non è mai lo stesso. Il percorso che si è pedalato una volta con certi rapporti, potrebbe essere completamente diverso a causa della pioggia, costringendo il triatleta a scendere e camminare per un tratto. Menzione a parte per le abilità di guida in discesa, che richiedono di rimanere fuori sella col peso all’indietro: una soluzione utile a capire come il corpo lavora insieme alla bici.
Ottimo allenamento in off season o nel post infortunio
Quando il periodo di gare è terminato o se ci si trova nella condizione di dover riprendere gli allenamenti dopo un periodo di stop, la bici gravel rappresenta la scelta migliore. Si può godere della bellezza del ciclismo nella sua essenza, scegliendo il ritmo migliore per se stessi e assecondando gli input del proprio corpo. Ma si può anche ricominciare a pedalare senza l’ansia e lo stress di focalizzarsi subito sul raggiungere i propri valori, ma solo con l’unico obiettivo di tornare a fare una sana fatica.
Costringe a lasciar andare le aspettative
La bici gravel è lenta. Non serve alzare i ritmi. Ogni uscita è un’occasione per imparare qualcosa in più su se stessi, conoscere il valore del tempo e adattarsi a condizioni sempre diverse. Il triatleta deve approfittare di questo momento, unico nella sua stagione. E magari crearne di nuovi, con il solo pensiero di lasciar andare ogni tipo di aspettativa e godersi appieno l’allenamento.
Bici gravel, il parere di Vincenzo Nibali
Professionista dal 2005 al 2022, Vincenzo Nibali è stato uno dei ciclisti italiani più forti e completi di tutti i tempi, tra i pochi a vincere 3 Grandi Giri e almeno 2 classiche monumento: il Giro di Lombardia e la Milano-Sanremo, quest’ultima, forse tra i successi più esaltanti. Dopo 18 anni di ciclismo professionistico, lo squalo di Messina è rimasto nel mondo del ciclismo. E anche se i chilometri percorsi non sono più quelli di quando era in attività, la passione per la bicicletta e la competizione sono rimaste immutate: “Prima pedalavo una media di 30mila chilometri all’anno, adesso arrivo più o meno a 10mila ma ho la libertà di mangiare quello che voglio – ha raccontato Vincenzo Nibali al direttore editoriale di Triathlete Fabio d’Annunzio – però ogni volta che posso salgo in sella a una bici. Lo scorso anno, per esempio, mi sono allenato un po’ di più in MTB perchè ho partecipato alla Cape Epic”. E a proposito di bici gravel, Nibali non ha dubbi: “Non so quando, ma potrebbe diventare una disciplina Olimpica”. Ecco l’intervista.