La magia della corsa…

La magia della corsa…

14 Marzo, 2016

…e le sue insidie. Come evitarle

Ci sono alcune condizioni in cui il sovraccarico funzionale dato dalla corsa può essere esaltato. Alcune di queste sono inevitabili, quanto meno in relazione a particolari situazioni di allenamento, altre possono essere gestite con oculatezza per i rischi che comportano. Vediamo alcuni espedienti per la migliorarne la gestione dello stress.

In discesa

L’appoggio diventa un momento dinamico di controllo della velocità. Il movimento di pronazione del piede viene esasperato e il muscolo tibiale posteriore è costretto a un surplus di lavoro con notevole impegno della porzione tendinea. La capacità di incrementare le frequenze senza aumentare di troppo l’ampiezza del passo favorisce una dinamica di corsa meno traumatica. L’avampiede deve agire per favorire l’effetto ammortizzante.

In pista

Elementi che possono rendere questa corsa più traumatica sono: la curva sempre a sinistra e l’utilizzo di calzature chiodate. La curva sistematica a sinistra fa sì che la gamba destra compia un tragitto più lungo e quindi viene a essere più stimolata. Questa situazione è foriera di compensi muscolari ma non solo. Anche schiena e bacino assumono inclinazioni indispensabili per compensare la forza centrifuga ma non sempre ben tollerate. Le calzature chiodate invece pur assolvendo il compito di garantire il miglior grip tra piede e manto sintetico non collaborano nell’assecondare gli effetti torsionali proprio in curva, impegnando parecchio tendini e strutture legamentose di piede e ginocchio. L’alternativa è l’utilizzo di scarpe superleggere quando non sono richieste prestazioni massimali.

Ritmi troppo lenti

Pare un controsenso ma non è così. Il problema è il tempo di appoggio. Il piede può essere soggetto a effetti torsionali importanti con il coinvolgimento tridimensionale di tutto l’arto inferiore. A compensare tale problematica è indispensabile la ricerca di adeguate frequenze a rendere il gesto tecnico più agile e meno traumatico per tutto il sistema. Per chi ha problemi di appoggio è importante ricorrere a un plantare tecnico realizzato con materiali idonei alla corsa.

In riva al mare scalzi

Ritorno alla natura? Utilizzo completo del piede? Stimolo propriocettivo della sabbia? La corsa con il piede nudo è molto impegnativa anche sulla sabbia. Le dosi sono quindi una variabile importante nel senso che, se alcune esercitazioni tecniche sulla sabbia asciutta possono essere considerate un reale beneficio per tendini e muscoli, il discorso cambia quando parliamo di corsa prolungata sulla battigia. Il piano solitamente è inclinato e non favorisce l’appoggio; inoltre un cedimento parziale della sabbia può accentuare i difetti di appoggio. Quindi correre scalzi sulla sabbia della battigia può essere foriero di sindromi infiammatorie ai tendini strutture legamentose. Meglio utilizzare le scarpe anche lì.

In condizioni di stanchezza

Con percorsi molto lunghi e allenamenti affrontati senza un adeguato recupero. Se la muscolatura non presenta buone caratteristiche di elasticità e plasticità può soffrirne o innescare sofferenze alle strutture tendinee che peraltro richiedono poi tempi di normalizzazione più lunghi. Saper ascoltare i segnali del corpo e non seguire pedissequamente le tabelle di allenamento interpretando sempre la condizione del momento è una caratteristica importante del bagaglio di esperienza di ogni atleta. Situazioni più impegnative di overtraining devono essere monitorate attraverso gli esami del sangue interpretati da un medico di fiducia.

Con scarpe molto usurate

Quando la calzatura cede modificando la struttura dell’intersuola, della tomaia o di entrambe le parti viene modificata pesantemente la tipologia dell’appoggio del piede con un’esaltazione degli eventuali difetti già presenti. Chi non appoggia bene il piede di solito deforma prima le calzature. Nei casi di piattismo del piede è indispensabile adottare una calzatura con caratteristiche antipronazione. Il peso dell’atleta può influire sull’usura soprattutto per fenomeni di schiacciamento del materiale dell’intersuola. Segnali netti di deformazione precoce della calzatura inducono a pensare a importanti problemi di appoggio che possono essere contrastati con un’ortesi plantare con adeguati materiali. Con questo sistema anche la calzatura può spesso prolungare la sua durata.

Articolo tratto da Triathlete n. 222 – Novembre/Dicembre 2015

Articoli correlati

Traumi da impatto nella corsa: non asfaltiamoci troppo

05 Gennaio, 2023

Insieme al Dott. Luca De Ponti analizziamo le principali cause dei traumi da impatto generati dalla corsa. Tra asfalto e prato cosa scegliere? Meglio lo sterrato: meno traumatico anche se meno prestativo Quante volte, reduci da qualche acciacco, ci siamo sentiti consigliare di riprendere a correre sul prato a un’andatura modesta? È capitato a molti […]

PRIMO PIANO N. 243 aprile 2018

30 Marzo, 2018

Un calendario gare particolarmente anticipato per questo 2018; già assegnati i titoli nazionali del duathlon, i nostri azzurri girano il mondo portando a casa risultati discreti, con Angelica Olmo protagonista scoppiettante al suo esordio