Credo nei benefici degli allenamenti di gruppo. Per tre motivi: creano una maggiore compattezza psicologica negli atleti che ne fanno parte, migliorano lo spirito di appartenenza alla maglia sociale del club per cui si gareggia, e sono di stimolo per tutti ad allenarsi al meglio delle proprie possibilità. Per i meno bravi, dunque, un’occasione da non perdere per fare un salto di qualità confrontandosi sistematicamente con compagni di allenamento più forti. Per i più bravi, invece, uno stimolo a impegnarsi per difendere la propria leadership in seno al gruppo.
Romagna mia
Negli anni ’90, prima di iniziare ogni singola seduta, dividevo il gruppo di atleti – una dozzina tra mezzofondisti e fondisti – in due sottogruppi di lavoro identificati in base alle qualità di ognuno. Il primo gruppo, con un termine un po’ ironico, veniva denominato Romagna Mia, mentre il secondo, quello dei migliori, con il classico All Stars. Era una forma diretta per stimolare entrambi i gruppi a dare il meglio di sé.
Per fare un esempio concreto, se l’allenamento previsto era un fondo medio di 12 km, il primo gruppo lo correva a 3’20″ al km mentre il secondo a 3’10″ al km. Facevo partire 2’ prima il gruppo Romagna Mia e 2’ dopo gli All Stars, con l’ipotesi che questi ultimi recuperassero 10 secondi al km; che moltiplicato per i 12 km previsti, avrebbe dovuto portare a un arrivo contemporaneo: 40′ per il gruppo meno forte e 38′ per quello dei più bravi.
In realtà, però, questo non avveniva quasi mai. Per un semplice motivo: il primo gruppo non partiva a 3’20” al km ma a 3’15” (o anche qualcosa in meno). Gli All Stars, che pensavano di recuperare almeno 10″ al km, in realtà ne guadagnavano sì e no la metà. Almeno fino a metà allenamento. Poi sembrava di assistere a una gara a cronometro tra due team ciclistici, con il primo impegnato a non farsi raggiungere e il secondo deciso a chiudere il gap iniziale. Così, alla fine, i tempi realizzati dai due gruppi erano decisamente migliori di quelli previsti. Io avevo solo stimolato ad arte l’amor proprio generale.
Gli stimoli degli allenamenti di gruppo
Ricordi personali a parte, gli allenamenti di gruppo sono sempre delle situazioni stimolanti. I requisiti base per potersi allenare in gruppo sono le velocità al km dei singoli atleti negli allenamenti a ritmo uniforme. Ovvero, il fondo lento, il fondo medio e il fondo veloce. Se questi valori sono simili, allora formare un gruppo di lavoro omogeneo non è certo un’impresa.
Più complicato, invece, è gestire allenamenti di atleti i cui valori sono abbastanza diversi. Avendo una buona esperienza si possono gestire gruppi di lavoro che abbiano velocità al km sino a 30-40″ di scarto. Per fare un esempio concreto, avendo due atleti che corrono il fondo medio a 3’30” al km e a 4’00” al km, basta programmare nello stesso giorno una seduta di fondo lento per il primo e una seduta di potenza aerobica per il secondo, così l’atleta più forte diventa un ottimo pacemaker per l’altro.
Altro esempio: mentre l’atleta più forte esegue una seduta di fondo medio di 12 km a 3’30” al km, quello meno bravo può programmare una seduta di ripetute di 6×1000 alla stessa velocità, con una pausa di recupero di 3’30”.
Più semplice e più impegnativo è, invece, far parte di un sottogruppo nel quale i valori individuali sono più ravvicinati tra di loro, con uno scarto di non oltre 10″ al km. In questo caso, i margini di crescita e gli stimoli allenanti sono molto più intensi, così come la tensione psicologica con cui affrontare determinate sedute.
Giorgio Rondelli