(Vincenzo Ferrara) La tendinopatia achillea è una lesione da sovraccarico della struttura omonima, comune negli atleti che praticano sport di corsa e salto. Nel triathlon il 72% degli infortuni avviene durante la frazione run. Si stima che siano proprio le enormi sollecitazioni derivanti dai volumi di lavoro a piedi a causare diversi tipi di danno all’arto inferiore. Tra questi, il dolore al tendine d’Achille è una delle condizioni che, prima o poi, affligge il triatleta. Mai sottostimare un problema fisico anche se, inizialmente, di piccola entità. Dopo un’accurata valutazione, sarà lo staff medico a suggerire se continuare a praticare sport oppure iniziare a sottoporsi a delle cure e, dunque, come impostare il percorso riabilitativo.
La fisiokinesiterapia
Nei casi di tendinopatia achillea, la strategia con la maggiore probabilità di successo è la fisiokinesiterapia. Inizialmente si raccomanda di eseguire esercizi terapeutici per almeno 3 mesi prima di considerare altre opzioni di trattamento.
Il recupero dalla tendinopatia achillea è un processo lungo e può richiedere fino a un anno, data l’alta incidenza di recidiva, specialmente durante la fase di ritorno allo sport. La gravità della condizione del tendine, l’entità del dolore e dei sintomi oltre che delle disabilità risultanti, ma anche l’età, il sesso dell’atleta e le sollecitazioni dello sport specifico devono essere presi in considerazione quando si pianifica il rientro all’attività. In alcuni studi scientifici sulla ripresa dello sport specifico è stato stimato che i soggetti con tendinopatia della porzione media del tendine d’Achille (3-4 cm sopra il calcagno) tornano atleticamente attivi dopo circa 6-8 mesi dall’inizio della fisioterapia.
La tecarterapia
La strategia fisioterapica più avanzata prevede un intervento immediato, appena compaiono i primi sintomi, e richiede la riabilitazione con esercizio fisico mirato associato alla tecarterapia. Lo scopo dell’esercizio è fornire progressivamente un carico meccanico al tendine per promuovere il rimodellamento delle fibre, ridurre il dolore e migliorare la resistenza dei muscoli della gamba. L’utilizzo della tecarterapia fin dalle prime fasi del processo infiammatorio del tendine è consigliabile per effettuare un’azione biostimolante sui tessuti. Serve anche ad apportare un incremento della microcircolazione localizzata che determina un’azione antalgica controirritante sulle terminazioni nervose oltre alla liberazione di endorfine.
Come decidere
È importante che la decisione di tornare allo sport sia presa con attenzione, sulla base di parametri specifici. Attualmente i possibili fattori per stabilire se ricominciare con l’attività in presenza di un quadro di tendinopatia achillea della porzione media sembrano essere basati su criteri multipli. Puntando a raggiungere il livello di sport pre infortunio, con la capacità di eseguire allenamenti senza limitazioni, i criteri fondamentali di scelta sono divisi in otto diverse categorie:
- livello di dolore;
- livello di recupero funzionale;
- recupero della forza muscolare;
- recupero della mobilità;
- livello di resistenza dell’arto coinvolto;
- consulenza medica;
- fattori psicosociali;
- proprietà anatomiche e fisiologiche del complesso muscolo-tendineo
In pratica
Una verifica molto utile da effettuare per ridurre al minimo le recidive da ritorno allo sport è l’esame posturale. Se le condizioni biomeccaniche di lavoro del tendine non vengono corrette, sarà infatti più probabile che il dolore ritorni. Pertanto consiglio di effettuare un’attenta indagine clinica della morfologia di bacino, anca, ginocchio, caviglia e piede. Sarà utile integrare anche attraverso una rilevazione baropodometrica statica e con l’analisi del cammino.
Il ritorno al running deve essere graduale, rispettando il dolore ed evitando inizialmente la corsa in salita, poiché implica una maggiore attività della caviglia. A mio parere bisognerebbe utilizzare maggiormente i test per valutare l’opportunità del ritorno allo sport, oltre a considerare più rigorosamente i criteri esposti in precedenza.
La prova che preferisco è l’hop test, associata a un recupero della forza muscolare almeno del 90% rispetto all’arto controlaterale e al recupero del movimento articolare completo della caviglia in assenza di dolore. Personalmente, di solito do il via libera per il rientro all’attività in base al superamento di test clinici e atletici, considerando il livello pre-infortunio dell’atleta, sia in allenamento sia durante le competizion. In termini relativi valuto inoltre la quantità residua di dolore e la localizzazione di quest’ultimo.