Caro dottor Speciani, sono un triatleta di medio livello che ha da sempre problemi di allergie. Il mio medico mi fa assumere antistaminici e, quando non bastano, cortisonici. L’effetto su di me però, benché calmi la sintomatologia, è disastroso da un punto di vista sportivo: gambe di legno, fiato corto e qualche kg di troppo. C’è una via meno farmacologica che mi permetta di evitare questi spiacevoli effetti?
Grazie
Marco – Modena
Risponde il Dott. Luca Speciani
Le terapie ordinarie per chi soffre di allergie prevedono l’uso di antistaminici e, nei casi più ostinati, di cortisonici. Gli effetti collaterali di questi farmaci sono noti (ma mai abbastanza pubblicizzati): gli antistaminici ci lasciano storditi e confusi, tanto da sconsigliare l’uso dell’automobile a chi ne stia facendo uso. Raccomandazione che ben pochi ascoltano. Se poi pensiamo a una prestazione fisica (per esempio sportiva) o a una performance intellettiva, possiamo stare certi che incontreremo qualche difficoltà. Se infine pensiamo a cosa provoca un cortisonico (ingrassamento addominale, demuscolazione, appetito insaziabile, ritenzione di liquidi, abbattimento immunitario, insonnia, agitazione, perdita di memoria, gastrite) capiamo subito perché valga la pena limitarne l’uso ai casi davvero gravi.
Strategie difensive
Quel che è peggio, tuttavia, è ciò che avviene con la soppressione del sintomo in un’ottica paradigmatica “di segnale”. Secondo la medicina di segnale, infatti, i sintomi allergici altro non sono se non un tentativo da parte dell’organismo di rimuovere metaboliti e tossine (interni ed esterni) accumulati durante l’inverno o in periodi antecedenti. Avendo l’organismo stesso esaurito la capacità di pulizia dei principali organi emuntori (pelle, fegato, reni) o avendo sovraccaricato gli stessi in modo esagerato (con fumo, alcol, additivi, metalli pesanti, inqui nanti, ormoni, tossine, farmaci, dolcetti), il corpo cerca vie alternative per fare pulizia: scatenando l’istamina (sostanza che permette la fuoriuscita verso l’esterno di liquidi e tossine) oppure, quando questa via venga bloccata, attraverso tosse, starnuti, muco nasale, edemi delle mucose, lacrime, febbre, diarrea. Ciascuna di queste reazioni è diretta conseguenza del carico esterno di allergeni, che vengono visti dall’organismo come “nemici” talvolta non in ragione della loro tossicità quanto piuttosto della continua e ripetuta assunzione (è il caso di molti allergeni alimentari come la caseina del latte, il glutine del frumento, i prodotti di fermentazione degli zuccheri che vengono assunti più volte al giorno, ogni giorno). Se la somma del carico esterno e interno (non escluso quello emotivo) supera un dato livello di soglia, il corpo mette in atto queste strategie difensive, che può essere molto dannoso reprimere.
Via solo i sintomi
Dove andranno, infatti, le sostanze da cui il corpo voleva liberarsi, dopo l’assunzione dell’antistaminico o del cortisonico? Spesso in questi casi, dopo l’assunzione del farmaco, il paziente torna a casa contento: in pochi giorni la dermatite è rientrata, gli starnuti sono finiti e il prurito non si sente più. Ma siamo sicuri di essere sulla via della guarigione? Non si è forse solo reso il problema più profondo? Quante innocue dermatiti, trattate con cortisonici, sono diventate riniti, poi asma e, infine magari coliti cro niche con esito in rettocolite? Non lo sappiamo, ma la nostra realtà clinica ci dice che spesso questa è la sequenza, anche se non vi è per ora evidenza biochimica o molecolare del processo.
Rotazioni alimentari
Sta di fatto che intervenendo con semplici rotazioni alimentari sugli allergeni più frequentemente coinvolti nella sintomatologia si ha spesso piena regressione sintomatica e talvolta percorso inverso rispetto a quello che ha portato la malattia dall’esterno verso l’interno, come già aveva brillantemente intuito Hering quasi due secoli fa. In altre parole, un organismo intossicato che cerca di fare pulizia producendo muco, può spostare l’attenzione sulla sola pelle se viene aiutato a rimuovere il carico per altre vie (per esempio, mangiando cibi più sani o facendo ruotare gli alimenti verso i quali ha maggiore sensibilità). Nella pratica, cercare di non usare mai né antistaminici né cortisonici, ma lavorare per una stabile risoluzione del problema.
Anamnesi e test
Il primo strumento è un’attenta anamnesi alimentare che ci permetta di individuare quali siano gli alimenti più facilmente “sensibilizzanti” e quali gli errori più gravi nella scelta dei cibi. Per l’individuazione degli alimenti “a rischio” talvolta basta l’anamnesi (è evidente che chi fa colazione con latte e biscotti, pranzi con pasta e parmigiano e ceni con la pizza sia in sovraccarico di latticini e glutine), altre volte ci appoggiamo su test non convenzionali, impostando una dieta di rotazione che permetta l’alleggerimento del carico allergenico. In secondo luogo, impostiamo una “dieta base” orientata ai principi riequilibranti e antinfiammatori della dieta Gift (eliminazione di zuccheri raffinati e di farine 00). Il riequilibrio alimentare ottenuto è spesso largamente sufficiente a riportare sotto soglia sintomatica il problema, magari anche con una rotazione abbastanza libera, che conceda comunque un paio di “giorni liberi” alla settimana.
Regolarmente sport
Un regolare movimento fisico quotidiano (anche moderato) si è rivelato essere un potente immunomodulatore e deve essere consigliato a chiunque abbia problemi allergici. Anche il sonno perso può essere motivo di aggravamento: dormire serenamente tutte le ore che ci necessitano consente al sistema immunitario una corretta “ricarica”. In aiuto a questo processo utilizziamo con frequenza il macerato glicerico di gemme di Ribes nigrum o, per chi abbia problemi con i lieviti, l’olio di semi della stessa pianta. Se con l’aiuto della disintossicazione alimentare, del movimento e dei fitoterapici indicati si riesce a evitare l’utilizzo di farmaci più potenti, non solo avremo evitato gli effetti collaterali dei farmaci stessi ma, quel che è più importante, avremo consentito al corpo di liberarsi da solo e con efficienza del carico allergenico che lo stava intossicando.