E’ stata una gara molto tirata quella che Daniel Fontana ha corso ieri in Cile.
Nell’Herbalife IRONMAN 70.3 Pucon Daniel è andato oltre ogni più rosea aspettativa della vigilia, finendo ad una manciata di secondi dal podio, nella prova vinta dall’americano Collins. Operato al Tendine d’Achille da poco più di quattro mesi, le incertezze sulla partecipazione a questa gara erano molto alte, ma la volontà di provarci è stata più forte.
Alle 7.00 di mattina, ora cilena, è stato dato il via ad una prova che si annunciava molto dura fin dalla vigilia, per un percorso molto selettivo e una starting list tra le migliori degli ultimi anni a Pucòn. Benjamin Collins, Felipe Barraza, Fabio Carvalho, Igor Amorelli, Luciano Taccone e Guilherme Manocchio erano solo alcuni dei grandi nomi da tenere d’occhio. La frazione natatoria ha visto Barraza entrare per primo in T1, con una manciata di secondi di vantaggio su Taccone, Amorelli e Fontana. Sulle due ruote, nella seconda metà della gara, Amorelli ha recuperato il gap sul battistrada e con lui si è molto avvicinato anche Collins. Daniel è entrato in T2 in sesta posizione con sette minuti di ritardo sul battistrada e la frazione più incerta ancora da affrontare. Il campione italo argentino ha però puntato con decisione Barraza, Amorelli e Manocchio e ha corso i 21 km dell’ultima frazione con la certezza di voler provare a portare a casa qualcosa di importante. La sua grinta ha avuto la meglio su una condizione atletica certamente ancora molto perfettibile, a soltanto un mese e mezzo dalla ripresa della corsa dopo l’intervento. Con un parziale di 1.20’39” (quarto miglior lap assoluto in gara in una mezza maratona durissima per pendenze di tracciato) Daniel ha rosicchiato ai propri avversari metro dopo metro e si è portato sotto il traguardo in quarta posizione, a poco più di un minuto da Barraza terzo classificato.
Una grande gara quella del campione italo argentino, che può così ufficialmente mettersi alle spalle un anno durissimo e pianificare la stagione 2016 per tornare ai vertici del circuito mondiale di lunga distanza.
Parola di Daniel:
“Sono estremamente felice per l’esito di questa prova in Cile. Ad agosto ho scelto di operare il tendine d’Achille dopo mesi d’inferno e prima di entrare in sala operatoria, ho scritto su un foglio la data di quello che volevo fosse il mio rientro ufficiale nel circuito mondiale. La data era quella del 10 gennaio 2016, con l‘IM 70.3 di Pucòn. Era assurdo farlo in quel frangente, lo sapevo; troppe variabili avrebbero potuto influire sul mantenimento di quel programma e soprattutto i medici mi avevano detto chiaramente che pensare di essere pronto per correre 21 km a quattro mesi da un’operazione come la mia, era un azzardo. Per me quello però era l’imprescindibile compromesso emotivo. Potevo sopportare il peso di quell’intervento solo puntando subito dritto verso un orizzonte di recupero agonistico. Avevo bisogno di un obiettivo in cui credere, che mi desse la forza di affrontare i difficili mesi che sarebbero arrivati. E così ho fatto. Con Pucòn nella testa ho affrontato l’operazione, la riabilitazione durissima e intensa, il tendine gonfio per mesi e tanti fantasmi di incertezza sul futuro. Ma alla fine, quando vuoi fortemente qualcosa, trovi in qualche modo la strada per ottenerla. Così sono riuscito ad essere al via di questa gara, seppur con pochissimi chilometri nelle gambe e praticamente nessun lavoro di qualità a piedi. Questo quarto posto è la dimostrazione che la testa può più dei muscoli nella maggior parte dei casi. Sono estremamente felice per il risultato tecnico, ma soprattutto per le sensazioni di gara. Ho gareggiato con il freno a mano tirato nel timore di non avere in corpo volumi sufficienti a tenere quattro ore ad alti ritmi, ma è comunque bastato. Ciò che mi conforta di più comunque, è che il tendine ha risposto bene anche nelle ore seguenti la gara. Questa è la cosa più importante.
Credo sia arrivato il momento di ringraziare veramente chi è stato la chiave di volta per questo traguardo. La mia squadra certamente, ma tre nomi su tutti, il Dott. Tavana, il Dott. Benazzo e Mario Ruggiu, il mio fisioterapista. Per un atleta professionista avere a disposizione risorse di questo livello può fare la differenza tra il continuare una carriera o interromperla definitivamente. Il Dott. Tavana è stato il grande regista di tutto e mi ha saputo indirizzare all’equipe di Pavia diretta dal Dott. Benazzo, che mi ha operato e alle sapienti mani di Mario Ruggiu, determinante nel corso di tutta la riabilitazione e faro per me ancora oggi. In questi tre specialisti ho trovato tutta la professionalità e la competenza che mi serviva, ma soprattutto ho trovato quell’umanità necessaria ad un atleta che si vede, d’un tratto, sfumare ogni certezza. Grazie a loro, alla DDS e grazie a tutti i miei sponsor, oggi posso pensare di sedermi a un tavolo e pianificare questa stagione agonistica e magari anche la prossima“.