Rimanere nel proprio chilometraggio o tentare “l’allungo”?
Il dubbio “amletico” che coglie ogni triatleta alla fine di una stagione è: “Passo a una distanza superiore o resto a fare la mia?”. Spesso, nonostante i dubbi e le paure, la curiosità e la voglia di sfidare se stessi prevale. Per poter aumentare le distanze è necessario avere o acquisire una serie di requisiti e di competenze fisiche, psichiche e attitudinali. È inoltre necessario sapere che solo l’allenamento, i chilometri e le ore non bastano. Ecco che allora è indispensabile mettere in atto una serie di comportamenti utili per programmare con attenzione questo delicato passaggio.
- Valutazione
Ci sono diversi tipi di valutazione:
• FunzionaleTest di endurance che indichi le criticità fisiologiche del soggetto; quanto cioè un soggetto disponga del livello di resistenza necessario a coprire le nuove distanze, e questo sia nel nuoto sia nel ciclismo e sia nella corsa, così da poter riequilibrare, eventualmente, le discipline.
Test di mobilità: per verificare alcuni fattori funzionali alla prestazione e altri come fattori di rischio (vedi di seguito). Può sembrare un discorso non adeguato a un triatleta, ma se il soggetto non dispone di adeguata mobilità e flessibilità muscolare, allora sarà difficile farlo stare, con relativa comodità, in posizione da cronometro per parecchie ore.
Test di forza: soprattutto off season, alzare il livello di forza muscolare è utile per favorire una maggiore resistenza alla forza e ridurre nel contempo anche fastidi muscolo-tendinei.
• Comportamentale È il tipo di approccio che l’atleta dimostra, per esempio se vuole passare alla distanza superiore come sfida con se stesso o solamente come voglia di progredire. Importante è conoscere il tipo di lavoro che svolge, se pesante o leggero, ma soprattutto che passato sportivo ha. Può ritenersi questa fase, da molti, inutile, ma a mio parere è quella assolutamente più importante per poter fare un quadro d’insieme dell’atleta e poter pianificare un programma calibrato sulle sue capacità psicofisiche. In questa fase si evidenziano spesso problemi di ansia e voglia di allenarsi oltre le proprie capacità e ci si affida a una guida solo per potersi allenare maggiormente. È necessario quindi cercare di tranquillizzare il soggetto attraverso un colloquio, modulando e indirizzando tutta questa voglia in una “forza logica e progressivamente crescente”.
• Fattori di rischio E cioè tutte quelle caratteristiche, soprattutto fisiche, che possono portare l’atleta a rischio infortunio o all’overtraining. Per esempio:
– scarsa mobilità;
– scarsa propensione al cool-down (tutti quei comportamenti virtuosi da eseguire nel post allenamento: posture, automassaggio, stretching ecc.);
– antropometria adeguata (è necessario avere una percentuale di grasso non troppo elevata, in modo tale da evitare pericolosi sovraccarichi su articolazioni, tendini e muscolatura in genere);
– differenze di forza elevate tra arto inferiore e superiore destro/sinistro (una differenza di forza degli estensori o dei flessori della gamba superiore al 10% può essere un fattore di rischio, è necessario limitare la differenza attraverso un continuo programma fisiologico);
– stabilità o equilibrio dell’arto destro rispetto al sinistro (spesso dove vi sono differenze marcate di forza tra gli arti inferiori vi è anche una rilevante differenza di stabilità o equilibrio e questa, se importante, può pregiudicare, a lungo andare, la correttezza degli appoggi).
- Training
Un programma adeguato deve partire dalla conoscenza di quello che l’atleta ha eseguito negli anni: chilometri, ore, tipo d’infortunio, difficoltà tecniche. È proprio attraverso queste informazioni che l’allenamento che ne scaturirà dovrà essere progressivo, continuo, stimolante ma soprattutto dovrà essere “interiorizzato”, dovrà cioè creare nel tempo quelle certezze nelle proprie risorse e possibilità che daranno sicurezza all’atleta. Un triatleta in ansia inserirà allenamenti non adeguati spesso vicino all’evento agonistico importante, pregiudicando, in alcuni casi, la prestazione.
- Integrazione e supplementazione alimentare
Passare a una distanza più lunga sottopone il fisico a uno sforzo a cui non è abituato. Sebbene il nostro organismo possa sopportare di tutto, se allenato bene, è necessario accompagnare a questo aumentato training un adeguato piano alimentare e integrativo. Ciò va fatto seguendo delle line guida logiche e affidandosi a qualcuno di esperto che possa indicare quando eseguire un controllo ematico (esame del sangue) e poi, di conseguenza, seguire un piano alimentare supplementare (proteine, integratori salini ecc.) e/o una integrazione (vitamine, ferro ecc.) adeguata.