Il triathlon si mette a riposo; per gli Azzurri e per gli organizzatori italiani questa è l’annata che può considerarsi, tutto sommato, positiva anche se non mancano, con qualche buona ragione, gli scontenti.
Il movimento è in crescita… arrivano nuovi adepti, tutti affascinati dalla multidisciplinarità di questo sport e dal suo vivace modernismo… ed è un segnale positivo perché vuol dire che cresce anche in Italia la notorietà del triathlon, allargandone i confini verso nuovi interessi a cui però, con i fatti, bisogna saper rispondere.
A questo punto sono in molti che dovrebbero mettersi intorno a un tavolo per dare risposte alle aspettative sportive di atleti, tecnici e società e a quelle commerciali di chi nel triathlon vorrebbe e potrebbe investire. Il messaggio è lanciato, si spera che qualcuno lo possa raccogliere. L’ultimo informale atto della stagione è stato, forse, quello di Milano, dove si è svolta una manifestazione non competitiva, più che altro una festa tra amici, con qualche faccia importante, Sky, un buon numero di fotografi ma, soprattutto, molti giovani e ragazzini, un spruzzo di papà e mamme, quelli diversamente abili e qualche giornalista che, insieme ad altri nomi noti del triathlon italiano, hanno fatto passerella. C’erano anche Simone Diamantini e Fabio Vedana, con il loro nuovo libro Triathlon per tutti.
Organizzava la Fondazione Laureus, che dello sport fa la sua bandiera per combattere il disagio giovanile nel mondo e che ha adottato il triathlon tra le sue discipline. Forse questa manifestazione,fresca e spontanea, potrebbe diventare un punto di riferimento per i triatleti più giovani… una gara? chissà.
Quello che leggete è il primo numero dell’anno e le Olimpiadi sono alle porte, a tutti buon triathlon.